Una giornalista televisiva (Sonia Bergamasco) è decisa a proporre alla sua emittente un nuovo programma incentrato su dei curiosi scienziati che lavorano sull'inconscio. Il progetto viene bocciato, ma uno dei suoi possibili ospiti le farà compiere un'esperienza di ipnosi regressiva: scoprirà di essere la reincarnazione di un principe amico di Ludwig van Beethoven (Alejandro Jodorowsky).

Il secondo lungometraggio di Franco Battiato, dopo PERDUToAMOR (2003), è un pasticcio sghembo e grossolano, scritto dal regista insieme al filosofo Manlio Sgalambro. Strutturato come una partitura musicale in tre movimenti, è un film slegato e poco coeso, che punta in alto e finisce costantemente per cadere: serve ben altra delicatezza registica per trattare temi simili. Il tutto risulta autocompiaciuto e arrogante, con una conclusione dai connotati politici che sembra appiccicata con lo scotch.
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