Memorie del sottosviluppo
Memorias del subdesarrollo
Durata
97
Formato
Regista
1961: quando i suoi genitori e la sua ragazza lasciano Cuba per Miami, Sergio (Sergio Correri) si trova solo e in bilico. Senza certezze per il futuro e senza fiducia nella rivoluzione castrista vaga per L’Avana e incontra Elena (Daisy Granados), una ragazza molto più giovane di lui con cui inizia una relazione sessuale.
Con Memorie del sottosviluppo, Alea firma un’opera che è insieme diario intimo, saggio politico, e spietato ritratto di un’identità frammentata. La trama è il pretesto perfetto per un flusso di coscienza che è un’analisi quasi clinica – ma mai fredda – dello sradicamento interiore. Quella di Sergio, più che una presa di posizione ideologica, è una paralisi, un’inettitudine a decidere, a prendere parte. Il montaggio spezzato, il continuo interscambio tra finzione e documentario, non sono solo una cifra stilistica: sono la forma stessa del pensiero di Sergio, confuso, elitario, ancora profondamente colonizzato. Alea spinge lo spettatore a un confronto diretto, anche scomodo, con lo sguardo arrogante e tragicamente impotente del suo protagonista. Non c’è catarsi, non c’è svolta, non c’è rivoluzione possibile per Sergio: la sua è un’autocoscienza che non porta alla liberazione, ma solo a una lucidità sterile. Ogni dialogo è carico di sottintesi, di ipocrisie, e quando emergono i sentimenti, lo fanno con la stessa ambiguità di un’introspezione malata. La disillusione intellettuale del protagonista non risparmia Fidel Castro, ma neppure Edmundo Desnoes, scrittore dal cui omonimo romanzo è tratto il film e co-sceneggiatore dello stesso: appare in persona in una piccola e incisiva parte, ridicolizzato e snobbato dalla voce narrante.