Un agenzia che si occupa di organizzare marchette affibbia un giovane (Paul America) a un intellettuale ciarliero e già smaliziato (Joseph Campbell), che però non sarà il solo a mettere gli occhi sul ragazzo.

Due piani-sequenza decisamente essenziali, uno in una spiaggia e l'altro in un bagno, per un film che rivela, fin dal principio, la natura scostante e sperimentale delle operazioni con cui il Warhol artista si approcciò al mezzo cinematografico. Non un film costruito per essere tale, ma un esperimento discorsivo e dialogico in cui la forma, per altro piegata a soluzioni piuttosto sperimentali, è un pretesto per mettere a disagio lo spettatore con ben altre armi, più ambigue e contradditorie. Tale motivazione, per quanto interessante, non basta però a far sì che il gioco valga la candela, perché tutto sembra davvero lasciato al caso con la scusa di un atteggiamento naif e volutamente superficiale, come superficiale è l'intrinseco rapporto col denaro di un'umanità che Warhol vuole circuire con questo lungometraggio. Anche la “denuncia”, però, pare troppo improvvisata per essere credibile. Primo film sperimentale di Warhol a presentare un uso un po' più consapevole dei movimenti di macchina. Fu, limitatamente alla fruizione underground, un piccolo successo.
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