Oasis
Oasiseu
Premi Principali
Leone d'argento per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia 2002
Durata
132
Formato
Regista
Dopo aver passato un periodo in prigione, il giovane ritardato Jong-du (Sol Kyung-gu) va alla ricerca della famiglia dell'uomo che ha ucciso in un incidente. Conoscerà la figlia della vittima, Gong-ju (Moon So-ri), una ragazza spastica costretta su una sedia a rotelle. Tenterà di stuprarla, prima di iniziare a prendersi segretamente cura di lei e a dare il via a una sincera relazione sentimentale. Ma le rispettive famiglie osteggeranno il loro rapporto.
Non era affatto semplice sviluppare un soggetto del genere senza scadere in un cinema del dolore ricattatorio e furbetto. C'è riuscito Lee Chang-dong, autore sudcoreano che, senza utilizzare mezzucci retorici di bassa lega, ha dato vita a un film realistico e toccante, secco ed essenziale nel racconto di una storia d'amore anticonvenzionale e coinvolgente. È un film brutale e commovente allo stesso tempo, capace di tratteggiare due outsiders di notevole spessore, Jong-du e Gong-ju, entrambi maltrattati e abbandonati a se stessi dalle famiglie di appartenenza: i parenti di lui non vogliono averci niente a che fare; quelli di lei sfruttano la sua condizione per avere il sussidio e agevolare il proprio tenore di vita. Così, Oasis, è anche un lungometraggio politico e sociale, capace di rappresentare con forza il degrado morale di un'istituzione (la famiglia, ma anche lo stato) che nega la possibilità di vivere normalmente a chi è diverso. Pessimista, ma capace di regalare anche qualche sorriso nelle sequenze oniriche che, ogni tanto, fanno capolino durante la visione. Alla 59ª Mostra di Venezia, dove è stato presentato in concorso, era stato annunciato come il film scandalo della kermesse: inutile battage mediatico visto che, a ben guardare, si è trattato di uno dei titoli più “delicati” del festival, che l'ha meritatamente premiato con i riconoscimenti per la miglior regia e per la miglior attrice esordiente (la Coppa Mastroianni, andata alla strepitosa Moon So-ri).
Non era affatto semplice sviluppare un soggetto del genere senza scadere in un cinema del dolore ricattatorio e furbetto. C'è riuscito Lee Chang-dong, autore sudcoreano che, senza utilizzare mezzucci retorici di bassa lega, ha dato vita a un film realistico e toccante, secco ed essenziale nel racconto di una storia d'amore anticonvenzionale e coinvolgente. È un film brutale e commovente allo stesso tempo, capace di tratteggiare due outsiders di notevole spessore, Jong-du e Gong-ju, entrambi maltrattati e abbandonati a se stessi dalle famiglie di appartenenza: i parenti di lui non vogliono averci niente a che fare; quelli di lei sfruttano la sua condizione per avere il sussidio e agevolare il proprio tenore di vita. Così, Oasis, è anche un lungometraggio politico e sociale, capace di rappresentare con forza il degrado morale di un'istituzione (la famiglia, ma anche lo stato) che nega la possibilità di vivere normalmente a chi è diverso. Pessimista, ma capace di regalare anche qualche sorriso nelle sequenze oniriche che, ogni tanto, fanno capolino durante la visione. Alla 59ª Mostra di Venezia, dove è stato presentato in concorso, era stato annunciato come il film scandalo della kermesse: inutile battage mediatico visto che, a ben guardare, si è trattato di uno dei titoli più “delicati” del festival, che l'ha meritatamente premiato con i riconoscimenti per la miglior regia e per la miglior attrice esordiente (la Coppa Mastroianni, andata alla strepitosa Moon So-ri).