Oliver & Company
Oliver & Company
Durata
74
Formato
Regista
New York City. Il gattino Oliver, unitosi a un gruppo di cani rapinatori guidati dallo squattrinato Fagin, conosce per caso la ricca Jenny, una dolce piccina trascurata dai genitori. Fagin proverà a truffare la piccola, ma il suo buon cuore glielo impedirà; il temibile usuraio Sykes, invece, ne approfitta per sequestrare la bambina e chiederne il riscatto. Oliver, Fagin e la banda la libereranno.
Inerte e poco sanguigna variazione “bestiale” di Oliver Twist (1837) di Charles Dickens, in cui viene del tutto smarrito il sostrato morale e nobile che, ancora oggi, rende il romanzo uno straordinario inno ai difetti delle umane genti. È nella (forse) obsoleta transizione alla componente animalesca della versione Disney che il film smarrisce ogni intenzione di forza e credibilità, offrendo una fiabetta di buoni sentimenti parecchio deboluccia, poco pertinente e senza smalto. Dispiace inoltre constatare come perfino nella costruzione del micino protagonista, dell'usuraio Sykes e del bonario Fagin resistano dei veri e propri varchi che impediscono ai personaggi di crescere o, perlomeno, rendersi interessanti. Funzionano invece il parterre di cani della banda, con un asterisco per la vanesia barboncina Georgette e il marpione Dodger. Finale non lietissimo (se non per il protagonista), ma comunque conciliante: del resto, il target primigenio non potrebbe tollerare tragedie e fatalismi.
Inerte e poco sanguigna variazione “bestiale” di Oliver Twist (1837) di Charles Dickens, in cui viene del tutto smarrito il sostrato morale e nobile che, ancora oggi, rende il romanzo uno straordinario inno ai difetti delle umane genti. È nella (forse) obsoleta transizione alla componente animalesca della versione Disney che il film smarrisce ogni intenzione di forza e credibilità, offrendo una fiabetta di buoni sentimenti parecchio deboluccia, poco pertinente e senza smalto. Dispiace inoltre constatare come perfino nella costruzione del micino protagonista, dell'usuraio Sykes e del bonario Fagin resistano dei veri e propri varchi che impediscono ai personaggi di crescere o, perlomeno, rendersi interessanti. Funzionano invece il parterre di cani della banda, con un asterisco per la vanesia barboncina Georgette e il marpione Dodger. Finale non lietissimo (se non per il protagonista), ma comunque conciliante: del resto, il target primigenio non potrebbe tollerare tragedie e fatalismi.