Il regista Andrew Dominik documenta la registrazione dell’album Skeleton Tree di Nick Cave and the Bad Seeds, ma al contempo affronta insieme al cantautore australiano i demoni, le angosce e le conseguenze della tragica morte del figlio quindicenne.
A quattro anni di distanza da Cogan – Killing Them Softly, il regista Andrew Dominik dirige per la prima volta un documentario (e per di più in 3D): protagonista, l’amico Nick Cave, con cui aveva collaborato in L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007). One More Time with Feeling è una pellicola in cui tutti gli elementi sono perfettamente bilanciati e amalgamati: le interviste, le canzoni e le immagini degli ambienti si alternano facendo sprofondare lo spettatore nelle inquietudini vissute dall'artista. Più che un making of, un percorso anti narrativo nell’inconscio di un Nick Cave dilaniato dal dolore, i cui capisaldi sono stati spazzati via dal terribile evento. Il ritratto familiare ha la medesima importanza di quello musicale e, anzi, i testi dei brani rendono ancor più crudo e straziante il ricordo (elegantemente mai descritto) di una tragedia tanto incomprensibile quanto inaccettabile, il cui non-senso può condurre solo all'accettazione. Fotografato da Benoît Debie (lo stesso di Spring Breakers del 2012) e Alwin H. Küchler in un bianco e nero ad altissimo contrasto, il film vanta una messa in scena ipnotica e in grado di rendere protagoniste le luci e le ombre dei vari contesti. Dominik non sbaglia quando decide di affidarsi al 3D, capace di attraversare spazi e corpi abbattendo definitivamente le barriere emotive tra pubblico e personaggi in scena, così come azzecca la scelta di far commentare alcune riprese dallo stesso Cave. E l'accompagnamento, sui titoli di coda, del brano Deep Water (composto da Marianne Faithfull con Cave e il figlio scomparso Arthur) rende ancor più amaro un intimo racconto sull’accidentalità dell’arte e sulla volubilità della vita. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2016.
A quattro anni di distanza da Cogan – Killing Them Softly, il regista Andrew Dominik dirige per la prima volta un documentario (e per di più in 3D): protagonista, l’amico Nick Cave, con cui aveva collaborato in L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007). One More Time with Feeling è una pellicola in cui tutti gli elementi sono perfettamente bilanciati e amalgamati: le interviste, le canzoni e le immagini degli ambienti si alternano facendo sprofondare lo spettatore nelle inquietudini vissute dall'artista. Più che un making of, un percorso anti narrativo nell’inconscio di un Nick Cave dilaniato dal dolore, i cui capisaldi sono stati spazzati via dal terribile evento. Il ritratto familiare ha la medesima importanza di quello musicale e, anzi, i testi dei brani rendono ancor più crudo e straziante il ricordo (elegantemente mai descritto) di una tragedia tanto incomprensibile quanto inaccettabile, il cui non-senso può condurre solo all'accettazione. Fotografato da Benoît Debie (lo stesso di Spring Breakers del 2012) e Alwin H. Küchler in un bianco e nero ad altissimo contrasto, il film vanta una messa in scena ipnotica e in grado di rendere protagoniste le luci e le ombre dei vari contesti. Dominik non sbaglia quando decide di affidarsi al 3D, capace di attraversare spazi e corpi abbattendo definitivamente le barriere emotive tra pubblico e personaggi in scena, così come azzecca la scelta di far commentare alcune riprese dallo stesso Cave. E l'accompagnamento, sui titoli di coda, del brano Deep Water (composto da Marianne Faithfull con Cave e il figlio scomparso Arthur) rende ancor più amaro un intimo racconto sull’accidentalità dell’arte e sulla volubilità della vita. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2016.