L'ordre
L'ordre
Durata
44
Formato
Regista
Attraverso una serie di interviste realizzate proprio ai testimoni degli eventi, il documentarista Jean-Daniel Pollet ci conduce sull'isola di Spinalonga, vicino a Creta, dove dall'inizio del Novecento vennero reclusi molti lebbrosi per essere isolati dal resto della popolazione.
Senza scendere a compromessi con lo spettatore, Jean-Daniel Pollet firma un'opera cupa e compatta, capace di terrorizzare il pubblico semplicemente con la forza del racconto dei suoi protagonisti. L'ordre alterna testimonianze a riprese effettuate sulla terribile isola di Spinalonga, frammenti in bianco e nero a immagini a colori, utilizza a tratti la voce narrante e si avvale di un montaggio sperimentale per disorientare il più possibile la visione e ricreare quel senso di inadeguatezza e disagio provato dai "pazienti" della struttura ai tempi della loro carcerazione. L'ordine che dà il titolo al lavoro, ovviamente, è un obiettivo irraggiungibile e ancor più destabilizzante pensando a quanto fatto per "garantire" la sicurezza della popolazione non contagiata; ciò risulta anche e soprattutto nella componente estetica adottata dal regista, che non si limita a riportare alla luce alcuni fatti di cronaca, ma li reinterpreta coraggiosamente in un documentario provocatoriamente efficace. Da recuperare.
Senza scendere a compromessi con lo spettatore, Jean-Daniel Pollet firma un'opera cupa e compatta, capace di terrorizzare il pubblico semplicemente con la forza del racconto dei suoi protagonisti. L'ordre alterna testimonianze a riprese effettuate sulla terribile isola di Spinalonga, frammenti in bianco e nero a immagini a colori, utilizza a tratti la voce narrante e si avvale di un montaggio sperimentale per disorientare il più possibile la visione e ricreare quel senso di inadeguatezza e disagio provato dai "pazienti" della struttura ai tempi della loro carcerazione. L'ordine che dà il titolo al lavoro, ovviamente, è un obiettivo irraggiungibile e ancor più destabilizzante pensando a quanto fatto per "garantire" la sicurezza della popolazione non contagiata; ciò risulta anche e soprattutto nella componente estetica adottata dal regista, che non si limita a riportare alla luce alcuni fatti di cronaca, ma li reinterpreta coraggiosamente in un documentario provocatoriamente efficace. Da recuperare.