Piccoli brividi

Adolescente spaesato da poco trasferitosi in provincia, Zach (Dylan Minnette) fa amicizia con la coetanea Hannah (Odeya Rush), ma teme che sia prigioniera di un padre psicotico (Jack Black). Quest’ultimo cela in realtà un segreto ben più incredibile: è lo scrittore R.L. Stine, i cui celebri libri horror hanno il potere di materializzare terrificanti mostri che metteranno a soqquadro la città.



Diretto da Rob Letterman (già avvezzo alla dimensione fantasy con il precedente I fantastici viaggi di Gulliver , 2010, interpretato dallo stesso Jack Black), è un divertito omaggio alla celebre collana di libri horror per ragazzi scritti da Robert Lawrence Stine negli anni '90, da cui è stata tratta anche l’omonima serie tv. Progetto accarezzato per anni (inizialmente doveva essere diretto da Tim Burton) e approdato sullo schermo forse fuori tempo massimo, più che una trasposizione cinematografica è un caleidoscopio metanarrativo che frulla l’intero universo di Piccoli brividi strizzando l’occhio ai fan. L’elemento mostruoso si accompagna alla dimensione ludica e al più classico dei coming of age, in una continua ricerca della meraviglia e dello spettacolare – con abbondante uso di CGI – che rivela sin troppi debiti con classici come Gremlins (1984) di Joe Dante e soprattutto Jumanji (1995) di Joe Johnston. Il target sono le famiglie e il pubblico teenager, con tutte le inevitabili concessioni del caso e qualche didascalismo di troppo, ma il ritmo tiene e non mancano le invenzioni interessanti (l’esercito di diabolici gnomi è davvero inquietante). Più burbero e sgradevole del solito, Jack Black gigioneggia con stile comme d'habitude. Il vero R.L. Stine ha un gustoso cameo nel finale.