Placido (Marcello Mazzarella) nasce in una famiglia siciliana legata alla mafia, ma decide di prenderne le distanze diventando un sindacalista. L'uomo attira presto l'attenzione di Cosa Nostra con le sue prese di posizioni nette e controcorrente, segnando così il suo destino.

Il film tenta di celebrare la vita di un uomo-simbolo come Placido Rizzotto, che ha speso la sua vita per opporsi alla criminalità organizzata, ma il risultato finale pecca di un'eccessiva standardizzazione e di un evidente didascalismo. Il personaggio infatti, interpretato da un comunque ottimo Marcello Mazzarella, ne esce fuori santificato, penalizzato dall'enfasi dello sguardo del regista Scimeca e privo di quegli elementi di umanità che lo avrebbero potuto rendere più tangibile e reale. L'operazione è nobile, ma i toni sono affettati e gli standard della messa in scena abbastanza televisivi e poco incisivi. Alcune scene hanno comunque un discreto respiro e i comprimari sono efficaci, ma il tono fiabesco piuttosto diffuso compromette la veridicità della vicenda. Qualcosa funziona, ma Rizzotto avrebbe meritato un omaggio esteticamente migliore.
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