Una moglie
A Woman Under the Influence
Durata
155
Formato
Regista
Mabel Longhetti (Gena Rowlands) è madre e moglie un po' fuori di testa, piena di autismi, nevrosi, smanie patologiche nei riguardi dei figli e del marito Nick (Peter Falk). Verrà internata per sei mesi in una struttura psichiatrica, prima di tornare in famiglia, tra le braccia dei bambini e del consorte.
Rapsodia in interni sulla follia materna e struggente di una donna come tante, nonostante i suoi disturbi, o forse più speciale della media proprio in virtù di essi, Una moglie eleva a potenza i comandamenti e i contrassegni dell'arte di John Cassavetes che, in questo caso, fanno da monito e da denuncia sociale oltre che da rivelatori di un'ordinaria condizione di umanissima fragilità. L'essere italoamericano del personaggio di Peter Falk è utile alla rappresentazione di un mondo sopra le righe e crudele, nel quale il microcosmo delimitato da un marito e da una moglie è messo a dura prova da condizionamenti esterni e fattori disgreganti. Attori encomiabili, al solito lasciati andare a briglia sciolta da Cassavetes, che ne asseconda i flussi, il magnetismo, la generosità e le improvvisazioni ma non senza una precisissima idea di fondo in grado di incanalare nel giusto verso i loro e i suoi sforzi. L'istanza autobiografica è sottesa e forse limitata al contorno, ma prepotente: la madre di Falk è interpretata dalla vera madre di Cassavetes e quella di Gena Rowlands dalla madre dell'attrice stessa, in un consapevole gioco con la vita reale che tanto rivela sulle ambizioni e gli orizzonti del cinema del regista. Quella della Rowlands, nominata all'Oscar, è una delle interpretazioni femminili più iconiche di tutto il cinema americano degli anni '70 e non solo, in bilico tra pena e amorevolezza, tra cupa rassegnazione e solare, inconsapevole abbandono alla vita.
Rapsodia in interni sulla follia materna e struggente di una donna come tante, nonostante i suoi disturbi, o forse più speciale della media proprio in virtù di essi, Una moglie eleva a potenza i comandamenti e i contrassegni dell'arte di John Cassavetes che, in questo caso, fanno da monito e da denuncia sociale oltre che da rivelatori di un'ordinaria condizione di umanissima fragilità. L'essere italoamericano del personaggio di Peter Falk è utile alla rappresentazione di un mondo sopra le righe e crudele, nel quale il microcosmo delimitato da un marito e da una moglie è messo a dura prova da condizionamenti esterni e fattori disgreganti. Attori encomiabili, al solito lasciati andare a briglia sciolta da Cassavetes, che ne asseconda i flussi, il magnetismo, la generosità e le improvvisazioni ma non senza una precisissima idea di fondo in grado di incanalare nel giusto verso i loro e i suoi sforzi. L'istanza autobiografica è sottesa e forse limitata al contorno, ma prepotente: la madre di Falk è interpretata dalla vera madre di Cassavetes e quella di Gena Rowlands dalla madre dell'attrice stessa, in un consapevole gioco con la vita reale che tanto rivela sulle ambizioni e gli orizzonti del cinema del regista. Quella della Rowlands, nominata all'Oscar, è una delle interpretazioni femminili più iconiche di tutto il cinema americano degli anni '70 e non solo, in bilico tra pena e amorevolezza, tra cupa rassegnazione e solare, inconsapevole abbandono alla vita.