Please Baby Please
Please Baby Please
Durata
95
Formato
Regista
Una coppia di bohémien è testimone involontaria di un omicidio a Manhattan. L'evento li porta a diventare bersaglio di un gruppo di motociclisti: quella che inizialmente è paura, ben presto si trasforma in fascino e desiderio della coppia di avvicinarsi a un mondo per loro lontano fino a quel momento.
Un film squilibrato, per quanto interessante, che ha sicuramente una forte identità, ma si perde nel volersi mostrare a tutti i costi originale. A partire dai temi femministi e queer che sono presentati in maniera per nulla banale, ma davvero troppo didascalica: certi dialoghi danno più l’impressione di un pamphlet che quella di un film narrativo. Anche l’estetica è d’impatto, con una fotografia curatissima e affascinante, che rischia però spesso di risultare eccessivamente artificiosa. È un musical atipico questo terzo lungometraggio di Amanda Kramer, poco cantato e molto coreografato, e anche questo è un valore di originalità non indifferente, anche se a tratti la voluta poca plasticità delle coreografie faccia più pensare a installazioni artistiche e il respiro cinematografico talvolta sia corto. Insomma, un’opera cui pregi sono anche i suoi difetti ma che può senza dubbio affascinare i ben disposti, grazie anche alle buone interpretazioni della sempre brava Andrea Riseborough e di un Harry Melling che sta dimostrando sempre più versatilità, e la cui evoluzione e crescita artistica dal paffuto cugino di Harry Potter in poi è sorprendente.
Un film squilibrato, per quanto interessante, che ha sicuramente una forte identità, ma si perde nel volersi mostrare a tutti i costi originale. A partire dai temi femministi e queer che sono presentati in maniera per nulla banale, ma davvero troppo didascalica: certi dialoghi danno più l’impressione di un pamphlet che quella di un film narrativo. Anche l’estetica è d’impatto, con una fotografia curatissima e affascinante, che rischia però spesso di risultare eccessivamente artificiosa. È un musical atipico questo terzo lungometraggio di Amanda Kramer, poco cantato e molto coreografato, e anche questo è un valore di originalità non indifferente, anche se a tratti la voluta poca plasticità delle coreografie faccia più pensare a installazioni artistiche e il respiro cinematografico talvolta sia corto. Insomma, un’opera cui pregi sono anche i suoi difetti ma che può senza dubbio affascinare i ben disposti, grazie anche alle buone interpretazioni della sempre brava Andrea Riseborough e di un Harry Melling che sta dimostrando sempre più versatilità, e la cui evoluzione e crescita artistica dal paffuto cugino di Harry Potter in poi è sorprendente.