L'avvenente e disinibita vedova Vanessa (Moana Pozzi) provvede all'educazione delle figliastre Kiki (Petra Scharbach) e Vivi (Hula) convocando Roberto (Marino Masé), professore e suo ex amante. La convivenza tra i quattro scatenerà desideri repressi che condurranno alla tragedia.

Pietoso softcore che sfrutta le doti (esclusivamente fisiche) di Moana Pozzi, sulla cresta dell'onda negli anni '80 grazie alle sue performances di pornoattrice. L'agghiacciante sceneggiatura, firmata dal regista Piero Vivarelli con Patrizia Rosso, arriva a citare Schopenhauer (il dualismo tra anima e corpo), toccando vertici di demenzialità inaccettabili. Erotismo ai minimi sindacali, volgarità sessuali imperanti (gambe spalancate e lingue in bella mostra per tre quarti di film) e confezione di una sciatteria desolante. A dir poco fastidiose Petra Scharbach e Hula, pedestri lolite impegnate in mossette e moine da denuncia. Imbarazzante colonna sonora di Roberto Ciotti.
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