Per Serafino Benvenuti (Totò), ricco industriale amante della musica classica e in passato direttore della banda di Torre Annunziata, è un duro colpo scoprire che la ragazzina che ha adottato dal Cile, Rita D'Angelo (Rita Pavone), si rivela una ribelle fanatica dello Yéyé.

È uno dei punti più bassi della carriera di Totò, qui ormai anziano e stanco, disastrosamente inserito in un musicarello con l'astro nascente Rita Pavone, che si rivela “attrice” di scarsissimo livello. Il problema è che, essendo la protagonista della storia, deve (o meglio dovrebbe) tirarsi dietro l'intero film. La Pavone, insomma, non è Totò, qui relegato ai margini e costretto non solo a battute di infimo livello ma anche a gareggiare davanti a un microfono con un pugno di giovani rockettari. Ne deriva un pasticcio senza alcun originalità, la cui ragione d'essere (commerciale) è il profluvio di successi da juke-box dell'epoca, in una colonna sonora chiaramente dominata dalla Pavone.
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