Due ragazzi emarginati decidono di fuggire dalla loro piccola cittadina e dirigersi verso Los Angeles. Compiranno diversi atti di vandalismo sempre più estremi fino al tragico epilogo. 

Penelope Spheeris, regista che poi si dedicherà a fiacche commedie demenziali perlopiù di scarso successo, esordisce con un credibile ritratto della tipica emarginazione sociale dei giovani anni 80: i due protagonisti sono di bassa estrazione sociale, faticano a relazionarsi con i coetanei e sfogano le proprie frustrazioni sugli altri, prendendosi ciò che vogliono in maniera prepotente e violenta. La discesa nella cattiveria è ben descritta, le scene violente sono davvero destabilizzanti e il cast di giovani attori è credibile e spontaneo (curioso il fatto che Charlie Sheen interpreta un ruolo simile a quello del padre Martin ne La rabbia giovane di Terence Malick). Non mancano certo però stereotipi e cliché nelle situazioni, in più ogni tanto il film scorre troppo freneticamente, rendendo superficiale aspetti che potevano essere sviluppati meglio. Rimane comunque un film dignitoso e testimone di un certo disagio giovanile, dove la Spheeris non cerca di giustificare i ragazzi, ma bensì di comprendere il contesto che li porta ad atti estremi. Il tragico e sanguinoso epilogo è efficace anche se a tratti gratuito. 
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