Rasputin (Christopher Lee), un ex monaco impazzito, riesce a ingraziarsi la zarina (Renée Asherson) con i suoi poteri magici e, in particolare, con le sue abilità di guaritore. Ma la sua brama di potere verrà presto scoperta, anche se fermarlo potrebbe essere meno semplice del previsto.

Già portato più volte sul grande schermo (tra gli altri, da registi come Richard Boleslawsky in Rasputin e l'imperatrice del 1932 e da Marcel L'Herbier in Rasputin del 1938), il misterioso personaggio di Rasputin viene qui indagato dalla Hammer, casa di produzione specializzata in film horror, che vira l'intera vicenda in una chiave ancor più tenebrosa rispetto ai titoli precedenti. Pochi sussulti dal versante narrativo, anche a causa di alcuni passaggi risolti in maniera piuttosto sbrigativa, soprattutto in una parte finale frettolosa e non troppo calibrata. Ma, in mezzo a tanti elementi di livello piuttosto basso, ce n'è uno che salva l'operazione e vale(va) il prezzo del biglietto: l'interpretazione di Christopher Lee, strepitoso e perfettamente a suo agio nei panni del monaco folle. Impossibile tenergli testa per un cast di contorno non all'altezza. Curiosità: all'ingresso in sala agli spettatori venivano consegnate delle barbe finte da indossare durante la visione.
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