Matewan
Matewan
Durata
135
Formato
Regista
Tensioni sociali animano la cittadina di Matewan, in West Virginia: mentre i minatori scioperano protestando per i bassi salari, le compagnie si apprestano ad assumere lavoratori neri e italiani, sottopagati. Un sindacalista di passaggio (Chris Cooper) proverà a comprendere meglio la situazione.
Basata sull'increscioso episodio del massacro di Matewan (1920), in cui persero la vita cittadini e membri delle forze dell'ordine, la pellicola è un'accurata ricostruzione storica del periodo difficile e delle numerose problematiche che, curiosamente, riecheggiano quelle generate dalla crisi economica degli anni Duemila. Disoccupazione e oppressione si scontrano così con xenofobia e guerra tra poveri, in un contesto povero di risorse e di riferimenti culturali, in cui lo straniero illuminato (interpretato egregiamente da Cooper) non assomiglia tanto a un cavaliere solitario da film western ma piuttosto a un eroe quotidiano tormentato da mille insicurezze. Ben diretto, forte di una restituzione puntuale del quadro storico e ambientale, soffre di qualche lungaggine e non sempre riesce a evitare il rischio di incorrere in facili stereotipi dovendo rappresentare efficacemente una collettività; ma rimane comunque un solido esempio di pellicola sociale di stampo classico. Il regista ritaglia per sé il ruolo di un predicatore. Bella fotografia di Haskell Wexler, nominata all'Oscar. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al 40º Festival di Cannes.
Basata sull'increscioso episodio del massacro di Matewan (1920), in cui persero la vita cittadini e membri delle forze dell'ordine, la pellicola è un'accurata ricostruzione storica del periodo difficile e delle numerose problematiche che, curiosamente, riecheggiano quelle generate dalla crisi economica degli anni Duemila. Disoccupazione e oppressione si scontrano così con xenofobia e guerra tra poveri, in un contesto povero di risorse e di riferimenti culturali, in cui lo straniero illuminato (interpretato egregiamente da Cooper) non assomiglia tanto a un cavaliere solitario da film western ma piuttosto a un eroe quotidiano tormentato da mille insicurezze. Ben diretto, forte di una restituzione puntuale del quadro storico e ambientale, soffre di qualche lungaggine e non sempre riesce a evitare il rischio di incorrere in facili stereotipi dovendo rappresentare efficacemente una collettività; ma rimane comunque un solido esempio di pellicola sociale di stampo classico. Il regista ritaglia per sé il ruolo di un predicatore. Bella fotografia di Haskell Wexler, nominata all'Oscar. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al 40º Festival di Cannes.