Rosemary's Baby

Rosemary's Baby

Anno

Paese

Usa

Generi

Durata

136

Formato

Regista


Gli sposini Rosemary (Mia Farrow) e Guy Woodhouse (John Cassavetes) si trasferiscono in un grande palazzo nel centro di New York. La ragazza rimane ben presto incinta, ma i nuovi vicini, i bizzarri Minnie (Ruth Gordon) e Roman Castevet (Sidney Blackmer), si fanno sempre più invadenti, mostrandosi interessati più del dovuto alle sorti del nascituro: paranoia o cospirazione satanica?

Un lavoro su commissione per Roman Polanski (convinto a dirigere il film dal produttore Robert Evans), che si trasforma inaspettatamente in un capolavoro destinato a superare i confini del genere horror. Partendo dall'omonimo romanzo di Ira Levin, il regista riesce a tratteggiare una trama fondata su angoscia, paranoia, claustrofobia, paura e autentico terrore, svelando al mondo del cinema come l'allusione sia più efficace dell'evidenza; la raffinata arte del suggerire la presenza del Male radicato nella società risulta molto più terrorizzante di qualsiasi mostro artefatto. In una dimensione allucinatoria di rara suggestione (da antologia le sequenze oniriche, nelle quali passato, presente, realtà e fantasia si fondono e confondono), tra presenze mefistofeliche e acuta indagine psicologica in cui emergono la fragilità ma anche la natura spietata dell'Uomo, Polanski raggiunge la perfezione narrativa e formale tramite le corrosive stoccate al cattolicesimo («l'ipocrisia che si cela dietro la religione organizzata»), esaltate per contrasto dal contesto mefistofelico, e attraverso una maniacale ricerca cromatica che segue lo stato d'animo dei protagonisti. Un film che «parte alla Doris Day» (parole dello scenografo Richard Sylbert) e si conclude con l'orrore più insostenibile, accennato e mai apertamente mostrato nel memorabile finale: paura e “cinema d'autore” non andranno più così d'accordo fino, forse, a Shining (1980) di Stanley Kubrick. L'esangue e spaurita Mia Farrow fu la seconda scelta di Polanski (che avrebbe preferito Tuesday Weld), ma si rivelò assolutamente perfetta; John Cassavetes, in uno dei rari ruoli “sgradevoli” della sua carriera, non è da meno. Oscar a Ruth Gordon come miglior attrice non protagonista. Disturbante colonna sonora di Krzysztof Komeda.


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