I sette peccati capitali raccontati, con grande sarcasmo, in altrettanti episodi.

Sette giovani registi francesi, appartenenti o vicini alla Nouvelle Vague, danno vita a un progetto su commissione, ironico e non privo di umorismo. L'esito complessivo, però, è altalenante e, nonostante lo schema preciso, si fatica a trovare il giusto equilibrio d'insieme. Da segnalare positivamente il primo episodio, diretto da Sylvain Dhomme e scritto da Eugène Ionesco, dedicato all'ira, che racconta di una lite domenicale in famiglia causata da una minestra: tra i sette è il più divertente e grottesco. Efficace Chabrol (l'avarizia) e notevole Demy (lussuria). Il corto di Godard (l'accidia, con Eddie Constantine nella parte di se stesso) funziona senza strafare, mentre quello di Vadim è pura banalità. Gli altri due (Molinaro e de Broca) sono poco incisivi fin dall'idea di base. Visto un parterre di registi di questo calibro aspettarsi qualcosina in più era quantomeno lecito.
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