Shakespeare a colazione
Withnail and I
Durata
108
Formato
Regista
A Londra, i due amici Withnail (Richard E. Grant) e Io (la voce narrante della vicenda [Paul McGann]) sono due attori squattrinati e disoccupati che vivono di espedienti. I due decidono prima di trasferirsi in campagna da Monty (Richard Griffiths), uno zio di Withnail, ricco e omosessuale, e poi, tornati a Londra, scoprono che a casa loro si è insediato uno spacciatore di droga (Ralph Brown).
Il film d'esordio di Bruce Robinson è una commedia agrodolce che illustra una generazione che nutre sogni di grandezza ma deve fare i conti con i propri limiti, figli di una superficialità e di una accidia tanto grottesche quanto melanconiche. La storia dei due giovani aspiranti attori che tentano di sbarcare il lunario, in maniera non troppo convinta, ma si ritrovano a perdere tempo e a non concludere nulla di significativo diventa così emblema di una collettività che ambisce al successo facile ma è frenata dalla propria innata indolenza, spesso autoreferenziale e confinata in un limbo di mediocrità da cui è quasi impossibile fuoriuscire. Robinson (anche sceneggiatore) sa dosare le trovate più comiche con momenti di sincera osservazione antropologica con sguardo disincanto e lucido ma mai eccessivamente critico o indulgente. Qualche calo di ritmo e qualche grossolanità di troppo nella descrizione dei pittoreschi personaggi di contorno (come ad esempio il lussurioso zio omosessuale) minano in parte la riuscita di un film interessante e godibile, benché discontinuo. Cult movie in patria, decisamente meno conosciuto in Italia.
Il film d'esordio di Bruce Robinson è una commedia agrodolce che illustra una generazione che nutre sogni di grandezza ma deve fare i conti con i propri limiti, figli di una superficialità e di una accidia tanto grottesche quanto melanconiche. La storia dei due giovani aspiranti attori che tentano di sbarcare il lunario, in maniera non troppo convinta, ma si ritrovano a perdere tempo e a non concludere nulla di significativo diventa così emblema di una collettività che ambisce al successo facile ma è frenata dalla propria innata indolenza, spesso autoreferenziale e confinata in un limbo di mediocrità da cui è quasi impossibile fuoriuscire. Robinson (anche sceneggiatore) sa dosare le trovate più comiche con momenti di sincera osservazione antropologica con sguardo disincanto e lucido ma mai eccessivamente critico o indulgente. Qualche calo di ritmo e qualche grossolanità di troppo nella descrizione dei pittoreschi personaggi di contorno (come ad esempio il lussurioso zio omosessuale) minano in parte la riuscita di un film interessante e godibile, benché discontinuo. Cult movie in patria, decisamente meno conosciuto in Italia.