Biagio (Lillo Petrolo), esasperato dal confronto che prosegue fin dai tempi della scuola con Ottone (Neri Marcorè), decide di suicidarsi. Una volta passato a miglior vita, per decidere se mandarlo in Paradiso o meno, gli viene offerta una ulteriore settimana. Ma Biagio non la sfrutterà per dimostrare la sua bontà d'animo e, anzi, tenterà di rendere la vita impossibile al "rivale" Ottone reincarnandosi nel manager Dennis Rufino (Emilio Solfrizzi).

Sergio Rubini prende spunto dallo spirito delle commedie di Frank Capra e da L'inafferrabile signor Jordan (1941), di cui Warren Beatty ha realizzato un remake con Il paradiso può attendere (1978), per realizzare la sua interpretazione del what if. Quello che ne esce è una delle operazioni più becere all'interno del panorama del cinema popolare italiano contemporaneo, che vive di luce riflessa travisando completamente la magia dei modelli originali. Una reinterpretazione assolutamente inutile, semplice vetrina per comici da sketch televisivi completamente inadeguati ai tempi del grande schermo.
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