Skeleton of Mrs. Morales
El esqueleto de la señora Morales
Durata
85
Formato
Regista
Pablo Morales (Arturo de Córdova), tassidermista, è sposato da 15 anni con Gloria (Amparo Rivelles), ma è un matrimonio tutt'altro che felice: per questo motivo l'uomo decide di risolvere la situazione uccidendo sua moglie.
Commedia nerissima, che fin dai titoli di testa ci abitua a una scenografia inquietante e morbosa. Lo spettatore è portato a prendere il punto di vista del marito e vedere quindi la casa dei Morales come un luogo asfissiante per via della moglie dispotica. Lei rappresenta la società conformista messicana: religiosa ma ipocrita, è disposta alle più sordide menzogne per tenere a bada il marito. Lui, invece, preferisce la compagnia di cani e bambini e mal tollera certe istituzioni sociali. Una sorta di “divorzio alla messicana”, dove però la parte macabra e tensiva funziona di più di quella comica, che non sempre è incisiva come avrebbe potuto. Fanno eccezione il discorso sul crimine perfetto al bar, tra i fumi dell’alcol, e il riuscito finale, dove l’ordine costituito si ristabilisce e le colpe vengono pagate senza sconti. Ben scritto il protagonista maschile: è facile empatizzare con le sue (poche) luci e (tante) ombre e viene quasi voglia di tifare per lui e per il suo crimine. Un po’ troppo monodirezionale, invece, la caratterizzazione del personaggio della moglie. Tratto da una storia di Arthur Machen e sceneggiato da Luis Alcoriza, storico collaboratore di Buñuel durante il suo periodo messicano.
Commedia nerissima, che fin dai titoli di testa ci abitua a una scenografia inquietante e morbosa. Lo spettatore è portato a prendere il punto di vista del marito e vedere quindi la casa dei Morales come un luogo asfissiante per via della moglie dispotica. Lei rappresenta la società conformista messicana: religiosa ma ipocrita, è disposta alle più sordide menzogne per tenere a bada il marito. Lui, invece, preferisce la compagnia di cani e bambini e mal tollera certe istituzioni sociali. Una sorta di “divorzio alla messicana”, dove però la parte macabra e tensiva funziona di più di quella comica, che non sempre è incisiva come avrebbe potuto. Fanno eccezione il discorso sul crimine perfetto al bar, tra i fumi dell’alcol, e il riuscito finale, dove l’ordine costituito si ristabilisce e le colpe vengono pagate senza sconti. Ben scritto il protagonista maschile: è facile empatizzare con le sue (poche) luci e (tante) ombre e viene quasi voglia di tifare per lui e per il suo crimine. Un po’ troppo monodirezionale, invece, la caratterizzazione del personaggio della moglie. Tratto da una storia di Arthur Machen e sceneggiato da Luis Alcoriza, storico collaboratore di Buñuel durante il suo periodo messicano.