Damasco. Mentre fuori incombe la minaccia della guerra, la determinata Oum Yazan (Hiam Abbass) cerca in tutti i modi di tenere le fila della propria famiglia. Ma non tutta la violenza può rimanere confinata al di fuori delle mura domestiche.



Scritto e diretto dal belga Philippe Van Leeuw, al suo secondo lungometraggio, Insyriated è un interessante dramma che ha il grande pregio di fornire una prospettiva originale della guerra in Siria e, più in generale, di ogni forma di conflitto bellico. Grazie a una sceneggiatura asciutta e ben calibrata, il film non è altro che un war movie da camera, capace di trasferire tutte le tensioni all'interno dell'appartamento, senza mai mostrare lo scontro armato, lasciato solo intuire dagli effetti sonori o da qualche fugace ripresa dalle finestre della casa. L'orrore rimane fuori campo fino a quando la dura realtà non squarcia la quotidianità della famiglia e la rappresentazione della violenza, metafora della cieca prepotenza dell'uomo, diventa strumento di potente denuncia. Un ritratto intimo e incisivo, messo in scena attraverso un notevole studio degli spazi e una non trascurabile capacità di far respirare il dolore grazie a pochi, significativi dettagli. Conciso e serrato, il film paga solo qualche passaggio poco incisivo nella caratterizzazione dei personaggi secondari, nonostante il padre di famiglia, a cui è riservata la significativa inquadratura finale, colpisca nel segno. Presentato nella sezione Panorama della Berlinale 2017 e alla Festa del Cinema di Roma.
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