Society – The horror
Society
Durata
99
Formato
Regista
Beverly Hills. Immerso nel benessere e oppresso da una famiglia stucchevolmente perfetta, il giovane Bill Whitney (Bill Warlock) non riesce a identificare le ragioni della propria estraneità a ciò che lo circonda. Scoprirà che i suoi presunti consanguinei sono in realtà dei mostri deformi e cannibali e tenterà di salvarsi con l'aiuto dell'amico Blanchard (Tim Bartell) e della bella Clarissa (Devin Devasquez).
Dopo quattro anni dedicati alla produzione, Brian Yuzna passa dietro la macchina da presa e realizza un piccolo cult del genere horror, personalissimo apologo contro la società dei consumi e l'omologazione imperante dei dorati anni Ottanta. La sceneggiatura, firmata da Rick Fry e Woody Keith, mette in scena le nefandezze del bel mondo californiano, metaforizzandone le miserie e le ipocrisie tramite un tuffo nel gore più estremo e rendendo il tutto ancor più disturbante attraverso inserti da commedia demenziale (i siparietti iniziali tra Bill e l'amico nerd Blanchard), che contribuiscono ad aumentare lo straniamento e il disagio. Yuzna non risparmia colpi bassi (i quali possono risultare indigesti, ma si rivelano comunque funzionali alla narrazione e al corrosivo messaggio di fondo), tratteggiando un climax di repulsione che culmina nell'agghiacciante finale, un'orgia a sfondo cannibalico e sessuale che rimanda a parametri artistici tutt'altro che generici (impossibile non pensare allo stile pittorico di Francis Bacon e Hieronymus Bosch); e la destrutturazione (simbolica e fisica) della carne riesce a veicolare un messaggio non banale sul corpo e le sue fondamentali aberrazioni. Gli abbondanti eccessi, in ogni caso, potrebbero turbare gli animi più sensibili. Da antologia la sequenza in cui il protagonista scopre i particolari “vizietti” della sorella Jenny (interpretata da Patrice Jennings) sotto la doccia. Musiche di Phil Davies e Mark Ryder, fotografia di Rick Fichter.
Dopo quattro anni dedicati alla produzione, Brian Yuzna passa dietro la macchina da presa e realizza un piccolo cult del genere horror, personalissimo apologo contro la società dei consumi e l'omologazione imperante dei dorati anni Ottanta. La sceneggiatura, firmata da Rick Fry e Woody Keith, mette in scena le nefandezze del bel mondo californiano, metaforizzandone le miserie e le ipocrisie tramite un tuffo nel gore più estremo e rendendo il tutto ancor più disturbante attraverso inserti da commedia demenziale (i siparietti iniziali tra Bill e l'amico nerd Blanchard), che contribuiscono ad aumentare lo straniamento e il disagio. Yuzna non risparmia colpi bassi (i quali possono risultare indigesti, ma si rivelano comunque funzionali alla narrazione e al corrosivo messaggio di fondo), tratteggiando un climax di repulsione che culmina nell'agghiacciante finale, un'orgia a sfondo cannibalico e sessuale che rimanda a parametri artistici tutt'altro che generici (impossibile non pensare allo stile pittorico di Francis Bacon e Hieronymus Bosch); e la destrutturazione (simbolica e fisica) della carne riesce a veicolare un messaggio non banale sul corpo e le sue fondamentali aberrazioni. Gli abbondanti eccessi, in ogni caso, potrebbero turbare gli animi più sensibili. Da antologia la sequenza in cui il protagonista scopre i particolari “vizietti” della sorella Jenny (interpretata da Patrice Jennings) sotto la doccia. Musiche di Phil Davies e Mark Ryder, fotografia di Rick Fichter.