Diario napoletano

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89

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Regista

A 29 anni di distanza da Le mani sulla città Francesco Rosi, a Napoli in occasione di una conferenza presso la Facoltà di Architettura, realizza un documentario sulle trasformazioni della città che fu set di quel film. La fisionomia di strade e quartieri è cambiata, ma il problema del sovraffollamento incide ancora pesantemente sul suo tessuto urbano.

Unico lungometraggio in forma di documentario diretto da Francesco Rosi, è un reportage prodotto dalla RAI nei luoghi in cui il regista girò il film Leone d'oro a Venezia nel 1963. Dopo una prima parte che sintetizza i vari interventi della conferenza, lo sguardo si sposta lungo le strade, sulle tracce del glorioso passato della città e del suo complicato presente. L'operazione purtroppo rivela tutta la sua debolezza via via che si svela sempre più l'evidente artificiosità del girato. Fin dal prologo, in cui un gruppo di ragazzi di strada è sottoposto a un interrogatorio di polizia, il diario di Rosi si configura come un ibrido tra la ricostruzione recitata e il documentario vero e proprio. Evidentemente più a suo agio nel territorio della ricostruzione filmica classica, alla finzione Rosi rinvia continuamente, riproponendo lunghe sequenze tratte da suoi film girati a Napoli come Lucky Luciano (1973) e Cadaveri eccellenti (1976). Tra i molti autorevoli contributi al dibattito sull'assetto urbanistico della città presenti nel film merita una segnalazione quello del grande Bruno Zevi.
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