Uno su due
Durata
100
Formato
Regista
Lorenzo (Fabio Volo) è un avvocato, arrogante e spavaldo, che sembra avere tutto dalla vita: successo lavorativo, una bella fidanzata (Anita Caprioli), amici e soldi. Quando improvvisamente sviene su un marciapiede e viene ricoverato in ospedale, è costretto a rimettere tutto in discussione perché scopre di avere il cancro.
A partire da una trama inflazionata – quella dell'uomo di successo costretto a fare i conti con la sua vita in seguito a una diagnosi di malattia – si snoda una pellicola scontata e per niente originale, assestata sui comodi binari del luogo comune e della retorica da italiano medio. Oltre alla sceneggiatura stravista, altro grande limite di Uno su due è certamente la centralità di Fabio Volo, che, essendo tra gli autori del soggetto e della sceneggiatura, si è cucito un personaggio su misura, pronto a elargire frasi moraleggianti, soprattutto nel finale. A riscattare parzialmente la lacunosa e autocompiaciuta performance del protagonista è il bravo Ninetto Davoli nei panni di Giovanni, ma non basta a far funzionare un'opera che si accontenta di ribadire l'ovvio, senza provare ad approfondire il complesso discorso sulla scoperta della malattia, traghettandosi stancamente verso un telefonatissimo lieto fine.
A partire da una trama inflazionata – quella dell'uomo di successo costretto a fare i conti con la sua vita in seguito a una diagnosi di malattia – si snoda una pellicola scontata e per niente originale, assestata sui comodi binari del luogo comune e della retorica da italiano medio. Oltre alla sceneggiatura stravista, altro grande limite di Uno su due è certamente la centralità di Fabio Volo, che, essendo tra gli autori del soggetto e della sceneggiatura, si è cucito un personaggio su misura, pronto a elargire frasi moraleggianti, soprattutto nel finale. A riscattare parzialmente la lacunosa e autocompiaciuta performance del protagonista è il bravo Ninetto Davoli nei panni di Giovanni, ma non basta a far funzionare un'opera che si accontenta di ribadire l'ovvio, senza provare ad approfondire il complesso discorso sulla scoperta della malattia, traghettandosi stancamente verso un telefonatissimo lieto fine.