From What Is Before
Mula sa kung ano ang noon
Durata
338
Formato
Regista
Filippine, tra il 1970 e il 1972. La vita di un piccolo villaggio viene sconvolta da alcuni fatti misteriosi: dalla foresta si sentono provenire dei misteriosi lamenti, alcune case vengono date alle fiamme e diverse mucche vengono ritrovate squartate. Le truppe della milizia iniziano a controllare le aree rurali del paese, mentre il presidente Ferdinand E. Marcos si prepara a imporre la legge marziale all'intera nazione.
«Questa storia è la memoria del mio paese»: è la voce dello stesso Lav Diaz a oltrepassare il velo della finzione per annunciare che From What Is Before è un drammatico viaggio nel passato del popolo filippino. Un racconto di presagi funesti, che anticipano la reale Apocalisse che il villaggio (e, con esso, l'intera nazione) dovrà subire sotto gli anni della dittatura di Marcos. Alla dimensione prettamente storico-cronachistica, Diaz aggiunge una profonda indagine sui rapporti umani e sulle reazioni degli stessi di fronte a un cataclisma (naturale, personale o politico che sia). Lo spessore drammaturgico procede di pari passo con lo splendore estetico di una regia sublime, valorizzata da una fotografia di ancestrale bellezza e da una serie di piani-sequenza ipnotici e ammalianti. Le scene da pelle d'oca sono innumerevoli: siano esse crude e spietate (il rapporto sessuale “subito” da Joselina, affetta da gravi handicap), malinconiche (il pre-finale con una figlia che assiste al funerale del padre, trasportato dalla corrente di un fiume) o poetiche (le figure umane diventano parte integrante dell'ambiente che le circonda). In assoluto, la summa poetica dell'intera opera del grande regista filippino.
«Questa storia è la memoria del mio paese»: è la voce dello stesso Lav Diaz a oltrepassare il velo della finzione per annunciare che From What Is Before è un drammatico viaggio nel passato del popolo filippino. Un racconto di presagi funesti, che anticipano la reale Apocalisse che il villaggio (e, con esso, l'intera nazione) dovrà subire sotto gli anni della dittatura di Marcos. Alla dimensione prettamente storico-cronachistica, Diaz aggiunge una profonda indagine sui rapporti umani e sulle reazioni degli stessi di fronte a un cataclisma (naturale, personale o politico che sia). Lo spessore drammaturgico procede di pari passo con lo splendore estetico di una regia sublime, valorizzata da una fotografia di ancestrale bellezza e da una serie di piani-sequenza ipnotici e ammalianti. Le scene da pelle d'oca sono innumerevoli: siano esse crude e spietate (il rapporto sessuale “subito” da Joselina, affetta da gravi handicap), malinconiche (il pre-finale con una figlia che assiste al funerale del padre, trasportato dalla corrente di un fiume) o poetiche (le figure umane diventano parte integrante dell'ambiente che le circonda). In assoluto, la summa poetica dell'intera opera del grande regista filippino.