Baci e abbracci
Durata
104
Formato
Regista
Anni '90, nella campagna toscana: tre ex operai livornesi, Renato (Massimo Gambacciani), Luciano (Piero Gremigni ) e Tatiana (Paola Tiziana Cruciani), cercano fortuna aprendo un allevamento di struzzi. L'occasione buona arriva al pranzo di Natale dove è stato invitato anche il fidanzato della cognata di Renato, assessore regionale che potrebbe concedere fondi alla neonata impresa. Per un equivoco, Renato e Luciano, alla stazione, sbagliano persona e ospitano a casa Mario (Francesco Paolantoni), un ristoratore fallito e sull'orlo del suicidio, convinti che si tratti dell'assessore.
Dopo Ovosodo (1997), che lo ha lanciato nella cinematografia italiana, Paolo Virzì si sposta dalla città alla campagna fermandosi su un classico topos della commedia nostrana: il racconto di Natale, sviscerato senza convinzione e con troppi cliché. Anche l'espediente di inserire nel film la band giovanile Amaranto Posse lascia il tempo che trova, al di là dell'utilizzo della loro musica indie rock, dato che loro linea narrativa non trova mai compimento. Incomprensibile la scelta del jump cut (un montaggio che sembra far "saltare" le immagini): un tecnicismo fine a se stesso che non aggiunge granché a una commedia sfilacciata e poco coesa, dove Virzì appare più buonista e meno graffiante del solito. Il consueto cast di “toscanacci” fa il suo dovere, ma il migliore in campo, pur senza entusiasmare, è il partenopeo Paolantoni nel ruolo dell'aspirante suicida. Scarso successo di pubblico, con buona ragione.
Dopo Ovosodo (1997), che lo ha lanciato nella cinematografia italiana, Paolo Virzì si sposta dalla città alla campagna fermandosi su un classico topos della commedia nostrana: il racconto di Natale, sviscerato senza convinzione e con troppi cliché. Anche l'espediente di inserire nel film la band giovanile Amaranto Posse lascia il tempo che trova, al di là dell'utilizzo della loro musica indie rock, dato che loro linea narrativa non trova mai compimento. Incomprensibile la scelta del jump cut (un montaggio che sembra far "saltare" le immagini): un tecnicismo fine a se stesso che non aggiunge granché a una commedia sfilacciata e poco coesa, dove Virzì appare più buonista e meno graffiante del solito. Il consueto cast di “toscanacci” fa il suo dovere, ma il migliore in campo, pur senza entusiasmare, è il partenopeo Paolantoni nel ruolo dell'aspirante suicida. Scarso successo di pubblico, con buona ragione.