Il suo nome è Tsotsi

Tsotsi (Presley Chweneyagae) è un ragazzo sudafricano a capo di una gang che vive nei sobborghi di Johannesburg. Una sera, dopo aver sparato a una donna con l'intento di rubarle l'auto, si accorge che il di lei figlio neonato è rimasto addormentato sul sedile posteriore della macchina, senza accorgersi di nulla. Nonostante le difficoltà, decide di prendersi cura del piccolo.

Tratto dal romanzo Tsotsi di Athol Fugard, il terzo lungometraggio di Gavin Hood (futuro regista di X-Men le origini – Wolverine, 2009) sceglie il sentiero del dramma morale, mettendo al centro del racconto la storia di formazione e redenzione di un giovane circondato dalla violenza. Lo stile cerca la messa in scena iperrealista e le intenzioni sono lodevoli per l'attualità del contesto sociale-politico, ma l'eccesso di retorica nella narrazione indebolisce totalmente la presunta verità del film. Risultato: così così. Vincitore del premio Oscar come miglior film straniero nel 2006.