Assunta da un riccone (Michael Redgrave) per badare ai nipotini Flora (Pamela Franklin) e Miles (Martin Stephens), l'istitutrice Giddens (Deborah Kerr) si trasferisce in un'isolata villa di campagna. Stranita dal comportamento dei piccoli, sospetta che siano stati vittime di abusi e percepisce strane presenze soprannaturali: tenterà di combattere il male annidato nella casa.

Jack Clayton mette in scena Il giro di vite dello scrittore Henry James, confezionando un horror dal sapore gotico e dalle spiccate valenze psicanalitiche. La sceneggiatura di Truman Capote, William Archibald e John Mortimer (collaboratore ai dialoghi) esalta l'ambiguità della materia di base, concentrandosi sul personaggio dell'apparentemente integerrima Miss Giddens, strisciante metafora di una compulsione per il candore infantile e di una repressione sessuale destinata a causare incubi e ossessioni («Più di qualunque altra cosa, io amo i bambini»): il risultato è un apologo sul tema del trascendente e dell'ineffabile, in cui le derive dei personaggi conferiscono un plus al senso ultimo dell'opera, scoperchiando paure ancestrali e angosce archetipiche e negando allo spettatore la certezza di una verità assoluta. Modernissimo sia a livello strutturale che formale, il film supera i confini di genere e i cliché tipicamente orrorifici per scatenare un'inquietudine a tratti insostenibile, esaltata sia dalla claustrofobica architettura degli ambienti (la magione al centro della vicenda, cupa e opprimente, pare simbolizzare lo sgomento crescente e il climax di terrore paralizzante) che dalla presenza degli enigmatici Flora e Miles. Magistrale sapienza tecnica (la mobilità di una macchina da presa che avvolge e stravolge i personaggi), straordinaria fotografia di Freddie Francis (caratterizzata da contrastanti e pastosi chiaroscuri) e sonoro da antologia, che contribuisce ad aumentare il senso di straniamento (memorabile la nenia cantata da Flora: «We lay my love and I beneath the weeping pillow/A broken heart have I/Oh willow I die/Oh willow I die»). Disturbante e imprescindibile. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
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