Viviana (Ambra Angiolini) e Modesto (Pietro Sermonti) sono amanti, entrambi sposati e con un figlio a testa. I due decidono di rifugiarsi nell'analisi per tentare di comprendere il legame che li unisce.

Dall'omonimo romanzo di Diego De Silva, un film che ha come primo e principale difetto un’implausibilità di fondo a dir poco evidente: non si capisce bene, infatti, perché i due personaggi, per come sono strutturate le rispettive relazioni coniugali, non decidano semplicemente di divorziare per poter stare insieme. Da questo assunto che fatica a rendere credibile l’intera vicenda, si susseguono poi una serie di situazioni narrativamente sempre più improbabili, che rendono quasi impossibile l’empatia che lo spettatore può provare per i personaggi. La sceneggiatura è pigra e non riesce ad approfondire gli aspetti sopracitati e si limita a dare per scontate dinamiche psicologiche che sono tutt’altro che ben strutturate. Con una storia di per sé già così debole, i dialoghi non possono che risultare altrettanto banali e tirati per i capelli, così come non possono incidere le comunque poco apprezzabili interpretazioni dei due protagonisti. Qualche gag di fronte all’analista interpretato da Sergio Rubini è discreta, ma di certo non può bastare ad alzare di molto il livello di un prodotto complessivamente scadente.
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