Il grido del gufo
Le cri du hibou
Durata
102
Formato
Regista
L'architetto Robert (Christophe Malavoy) è solito osservare da lontano Juliette (Mathilda May) felicemente fidanzata con Patrick (Jacques Penot). Quando il voyeur e la donna finalmente si incontrano, Juliette si innamora perdutamente di lui scatenando le gelosie di Patrick, che tenterà in tutti i modi di vendicarsi.
Con il romanzo di Patricia Highsmith Il grido della civetta (1962), Chabrol sperimenta come poche volte prima: se la parte iniziale sembra mantenersi sui toni del thriller classico, la pellicola diviene gradualmente un teatro dell'assurdo di caratteri spinti dall'irrazionalità e dal paradosso beckettiano. Chabrol gioca con le citazioni letterarie, da Proust a Shakespeare, e ribalta le convenzioni e le aspettative del genere, esasperando con ironica solennità i movimenti anti-sociali e nichilisti dei suoi protagonisti. È cinema di spettri, più che di narrazione: mentre la morte incombe come in un sogno sui protagonisti, i dettagli cruciali su cui si sofferma la regia cercano di trattenere la realtà, ma aumentano invece il senso d'angoscia, la crisi individuale di fronte all'incoscienza della programmatica e contradditoria classe borghese. O perlomeno, questo pare essere il sottotesto, se Chabrol non si divertisse troppo a spiazzare e confondere lo spettatore. Ne risulta un film di transizione e un esercizio di stile un po' fine a se stesso, con un cast semisconosciuto, che non funziona fino in fondo. Nel 2009 Jamie Thraves ne ha diretto il remake hollywoodiano: ll grido della civetta, con Paddy Considine e Julia Stiles.
Con il romanzo di Patricia Highsmith Il grido della civetta (1962), Chabrol sperimenta come poche volte prima: se la parte iniziale sembra mantenersi sui toni del thriller classico, la pellicola diviene gradualmente un teatro dell'assurdo di caratteri spinti dall'irrazionalità e dal paradosso beckettiano. Chabrol gioca con le citazioni letterarie, da Proust a Shakespeare, e ribalta le convenzioni e le aspettative del genere, esasperando con ironica solennità i movimenti anti-sociali e nichilisti dei suoi protagonisti. È cinema di spettri, più che di narrazione: mentre la morte incombe come in un sogno sui protagonisti, i dettagli cruciali su cui si sofferma la regia cercano di trattenere la realtà, ma aumentano invece il senso d'angoscia, la crisi individuale di fronte all'incoscienza della programmatica e contradditoria classe borghese. O perlomeno, questo pare essere il sottotesto, se Chabrol non si divertisse troppo a spiazzare e confondere lo spettatore. Ne risulta un film di transizione e un esercizio di stile un po' fine a se stesso, con un cast semisconosciuto, che non funziona fino in fondo. Nel 2009 Jamie Thraves ne ha diretto il remake hollywoodiano: ll grido della civetta, con Paddy Considine e Julia Stiles.