Jessica (Babette Verbeek), Perla (Lucie Laruelle), Julie (Elsa Houben), Ariane (Janaina Halloy) e Naïma (Samia Hilmi) alloggiano in uno speciale edificio che le aiuta nella loro vita di giovani madri tra i 15 e i 17 anni. Cinque ragazze adolescenti che sperano di ottenere una vita migliore per se stesse e per i loro bambini. 

I fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne tornano a raccontare quel mondo femminile che in passato hanno più volte esplorato, soffermandosi in questo caso su ritratti di giovani madri in contesti periferici e disagiati del Belgio contemporaneo, tutti contraddistinti da diverse forme di resilienza e tentativi di non perdere la speranza sebbene tutto, accanto a loro, sembrerebbe andare per il verso sbagliato. Rispetto ad altri frangenti più riusciti della loro produzione, questo lungometraggio appare però una pagina piuttosto sbiadita della filmografia dei due grandi autori belgi, che tendono a smarrire il focus cinematografico della loro (comunque sempre rigida e radicale) messa in scena, perdendosi in una coralità non sempre a fuoco né in grado di valorizzare appieno le singole traiettorie narrative. Il voto di castità della loro estetica continua a essere, film dopo film, coincidente con una precisa visione morale, politica e del mondo, ma stavolta il senso di distanza e alienazione dello spettatore, rispetto a squarci di doloroso e tenero realismo sociale, appare fin troppo marcato. Ragguardevole come sempre, a ogni modo, il lavoro sulla direzione delle attrici, al servizio di vicende in cui la maternità precoce, le difficoltà relazionali e familiari e i disagi della gioventù contemporanea vanno ad arricchire un disegno d’insieme comunque non privo di momenti di notevole efficacia e potenza, in cui la maternità è illuminata soprattutto attraverso storie di amori mancati, legami interrotti e insopprimibili fratture sociali, identitarie e, inevitabilmente, anche “politiche”. Rispetto alla media dei film di Dardenne, non mancano dei momenti più “caldi”, in cui gli abbracci fisici giocano un ruolo fondamentale, soprattutto a ridosso del finale. Notevole lavoro in fotografia di Benoît Dervaux, collaborate abituale dei Dardenne, che esalta con perizia e soffusa poesia la luce naturale, valorizzando spesso corpi e volti delle protagoniste, delle quali la più interessante, riottosa e memorabile è senz’altro Perla, interpretata dalla giovanissima e talentuosa attrice Lucie Laruelle, che forse, in virtù della singolare eccezionalità della sua parabola, avrebbe meritato un intero film a lei dedicato (nel ruolo di sua sorella Angèle c’è Joely Mbundu, protagonista del precedente film dei Dardenne Tori e Lokita). Tra i produttori anche il cineasta belga Lukhas Dhont. Presentato in Concorso al Festival di Cannes 2025.  




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