Due giovani (Annabella e Jean-Pierre Aumont) vivono una storia sentimentale tormentata, osteggiata dai rispettivi genitori e priva di un futuro a cui guardare. Decidono così di uccidersi insieme in un albergo di Parigi, ma non hanno tenuto conto di una serie d'imprevisti.

Prendendo spunto da un romanzo di Eugène Dabit, Marcel Carné – nello stesso anno de Il porto delle nebbie – firma un dramma dai risvolti giocosi, ricco di colpi di scena e di personaggi scritti con grande spessore. Il bel lavoro degli sceneggiatori Jean Aurenche e Henri Jeanson permette a Carné di giostrare il tutto su dialoghi pungenti e serrati, pronunciati da un gruppetto di attori in ottima forma (Arletty in primis). Peccato che la forza della parola non riesca a sopperire all'apparato visivo eccessivamente statico e di derivazione teatrale. Buona la fotografia e la cura dei dettagli, ma la cinepresa resta un po' imballata e si accontenta di inquadrature spesso scolastiche. Musiche di Maurice Jaubert.
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