Su un treno diretto a Roma si intrecciano tre umane vicende: un professore (Carlo Delle Piane) innamorato e timoroso; un'insopportabile vedova (Silvana De Santis) impegnata a vessare il giovane che l'accompagna (Filippo Trojano); un gruppo di tifosi del Celtic che incontra una famiglia di albanesi.

Il grande problema di Tickets, più che nella forma episodica formulata per svilupparne la struttura, risiede nella molle indulgenza del primo episodio, firmato da Ermanno Olmi. Carlo Delle Piane, professore non più di primo pelo, ricalca noiosamente un personaggio à là Pupi Avati, compresso da una sceneggiatura goffa e obsoleta, affiancato da una pessima Valeria Bruni Tedeschi. Un po' meglio gli altri due episodi: Abbas Kiarostami si muove con un filo di crudeltà ed è servito da una bravissima Silvana De Santis; Ken Loach, da bravo ruffiano qual è, mescola pietismo e baldorie e chiude tutto con cori e dignità. Si respira, tuttavia, un'aria di vecchiume che produce nostalgia verso la naiveté culturale dei primi Duemila e, parimenti, un po' di fastidio. Prodotto, tra gli altri, dall'italiano Carlo Cresto-Dina.
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