Un dibattito politico viene intervallato da diverse immagini: una manifestazione operaia e un'assemblea della troupe che le ha realizzate. Nella seconda parte del film, si procede a un'autoanalisi di quanto si è visto in precedenza.

Firmato dal collettivo “Gruppo Dziga Vertov” (oltre a Godard, hanno partecipato Jean-Pierre Gorin e Gérard Martin), Vento dell'est è un tipico esempio di prodotto del periodo maoista di Jean-Luc Godard, iniziato sul finire degli anni Sessanta e terminato con Crepa padrone, tutto va bene (1972). Indubbiamente pretestuoso e più programmatico di quanto sembri, è un lungometraggio che incita alla lotta armata e che critica le immagini di stampo commerciale-hollywoodiano, da cui il mondo non riesce a emanciparsi. Nonostante le dinamiche e il concitato coinvolgimento di chi l'ha creato, è un film piuttosto innocuo e debole che, visto oggi, rischia di non lasciare davvero nulla allo spettatore.
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