Giovanni (Saverio Marconi), figlio di un magistrato (Giulio Brogi), è indeciso se seguire la carriera paterna o darsi al cinema. Durante le sue riflessioni, si innamora di Eugenia (Isabella Rossellini), organizzatrice di animazioni teatrali che ha già un fidanzato, Enzo (Michele Placido). L'amore libero, di fronte alla realtà dei fatti, avrà imprevedibili e tragici esiti.

L'ennesima declinazione sull'impossibilità di far coincidere propositi e atti concreti porta i Taviani su un terreno impervio, tra politica, impegno civile, educazione, limiti della borghesia, sentimenti e svariate altre tematiche. Un garbuglio tale da poter essere risolto solo tramite il (ridicolo) ricorso a emigrazioni in Africa e cani rabbiosi. Persino le musiche di Morricone, anziché sostenere il film, paiono evidenziarne i limiti, così come i paesaggi naturali (peraltro ben fotografati), molto più interessanti della trama. Impossibile prendere sul serio i patimenti dei personaggi, sterili figurine sballottate tra risate e lacrime con troppa disinvoltura. Suggestive, grazie anche alla location, le sequenze in costume ispirate al Pifferaio magico. Il prato del titolo è quello in cui Giovanni avvista una volpe rabbiosa per la quale si organizza poi una partita di caccia.
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