Vermiglio
Durata
119
Formato
Regista
Durante l'ultimo anno della Seconda guerra mondiale, nel paesino di montagna Vermiglio, la pace e l'equilibrio di una famiglia vengono messi a dura prova dall'arrivo di un soldato rifugiato.
A cinque anni di distanza dal suo esordio, Maternal (2019), Maura Delpero si cimenta nuovamente con una storia legata a doppia mandata con la maternità, intesa non solo biologicamente parlando, ma soprattutto emotivamente. Vermiglio trova infatti nell'ambiente rigido e asettico della montagna, vissuta come una bolla di pace durante il dramma bellico per eccellenza, la metafora perfetta per riflettere sulla fragilità e la complessità dei rapporti umani. La tensione sottaciuta e l'immobilismo di una società (che sia uno Stato, un paese o una famiglia) basata sulla tradizione e sulla paura di ammettere i propri errori emergono poco alla volta fino a portare tanto i personaggi quanto il pubblico con loro verso un punto di ebollizione difficile da sostenere. Il tutto mentre una natura di leopardiana memoria osserva con sguardo distaccato e cinico ma al contempo ricolmo di bellezza. C'è una linea di confine molto labile a separare la costruzione di pace che il mondo sta vivendo in quei giorni e la discesa verso la disgregazione di costrutti ben radicati all'interno delle dinamiche del paesino di montagna. Vermiglio lavora proprio su questo ossimoro e, seppur non brilli di certo in unicità, è la conferma di uno sguardo personale, solido e calibrato, che denota la lucida consapevolezza cinematografica della sua regista. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto il Gran Premio della Giuria.
A cinque anni di distanza dal suo esordio, Maternal (2019), Maura Delpero si cimenta nuovamente con una storia legata a doppia mandata con la maternità, intesa non solo biologicamente parlando, ma soprattutto emotivamente. Vermiglio trova infatti nell'ambiente rigido e asettico della montagna, vissuta come una bolla di pace durante il dramma bellico per eccellenza, la metafora perfetta per riflettere sulla fragilità e la complessità dei rapporti umani. La tensione sottaciuta e l'immobilismo di una società (che sia uno Stato, un paese o una famiglia) basata sulla tradizione e sulla paura di ammettere i propri errori emergono poco alla volta fino a portare tanto i personaggi quanto il pubblico con loro verso un punto di ebollizione difficile da sostenere. Il tutto mentre una natura di leopardiana memoria osserva con sguardo distaccato e cinico ma al contempo ricolmo di bellezza. C'è una linea di confine molto labile a separare la costruzione di pace che il mondo sta vivendo in quei giorni e la discesa verso la disgregazione di costrutti ben radicati all'interno delle dinamiche del paesino di montagna. Vermiglio lavora proprio su questo ossimoro e, seppur non brilli di certo in unicità, è la conferma di uno sguardo personale, solido e calibrato, che denota la lucida consapevolezza cinematografica della sua regista. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto il Gran Premio della Giuria.