Zlatan
I Am Zlatan
Durata
110
Formato
Regista
Vita e "opere" di Zlatan Ibrahimović: nato a Malmö nel 1981, figlio di immigrati jugoslavi, un'infanzia problematica nel ghetto di Rosengård, caratterizzata da povertà, risse e furti, i primi calci nella squadretta del Balkan, il passaggio alle giovanili del Malmö dove la suo forte personalità comincia a scontrarsi con i meno ambiziosi e dotati, ma ben più benestanti connazionali, le difficoltà dell'esordio nell'Ajax, fino al trasferimento alla Juventus nell'estate 2004, prima tappa di una carriera difficilmente ripetibile.
Il genere biopic si presta al rischio di raccontare storie tanto familiari da risultare scontate e prive di qualsiasi originalità e questo pericolo aumenta quando il protagonista è un personaggio contemporaneo, dal temperamento ingombrante che tutti noi abbiamo la sensazione di conoscere fin troppo bene. L'attore, regista e conduttore televisivo svedese Jens Sjögren, adattando l'autobiografia "Io, Ibra" scritta con David Lagercrantz, non fa molto per allontanarsi da questi rischi e confeziona un'opera precisa dal punto di vista tecnico ma spesso superficiale e caricaturale (ad esempio nei personaggi di Mino Raiola e Luciano Moggi) anche se, concentrandosi su infanzia ed adolescenza, sono stati evitati toni eccessivamente celebrativi ed autoreferenziali. Numerosi gli spunti che potevano essere approfonditi meglio, soprattutto i rapporti del piccolo Zlatan con i genitori e le difficoltà nel garantirgli un'infanzia dignitosa, oppure la non semplice integrazione degli immigrati nella civilissima Svezia. Discrete le sequenze girate sui campi di calcio, mai semplici da realizzare, e generosa l'interpretazione dei due giovani protagonisti, più spaesato e sognante il piccolo Dominic Bajraktari Andersson, già sfrontato ed insolente l'adolescente/giovane uomo Granit Rushiti, ma forse la cosa migliore del film restano i veri gol di Ibra sui titoli di coda.
Il genere biopic si presta al rischio di raccontare storie tanto familiari da risultare scontate e prive di qualsiasi originalità e questo pericolo aumenta quando il protagonista è un personaggio contemporaneo, dal temperamento ingombrante che tutti noi abbiamo la sensazione di conoscere fin troppo bene. L'attore, regista e conduttore televisivo svedese Jens Sjögren, adattando l'autobiografia "Io, Ibra" scritta con David Lagercrantz, non fa molto per allontanarsi da questi rischi e confeziona un'opera precisa dal punto di vista tecnico ma spesso superficiale e caricaturale (ad esempio nei personaggi di Mino Raiola e Luciano Moggi) anche se, concentrandosi su infanzia ed adolescenza, sono stati evitati toni eccessivamente celebrativi ed autoreferenziali. Numerosi gli spunti che potevano essere approfonditi meglio, soprattutto i rapporti del piccolo Zlatan con i genitori e le difficoltà nel garantirgli un'infanzia dignitosa, oppure la non semplice integrazione degli immigrati nella civilissima Svezia. Discrete le sequenze girate sui campi di calcio, mai semplici da realizzare, e generosa l'interpretazione dei due giovani protagonisti, più spaesato e sognante il piccolo Dominic Bajraktari Andersson, già sfrontato ed insolente l'adolescente/giovane uomo Granit Rushiti, ma forse la cosa migliore del film restano i veri gol di Ibra sui titoli di coda.