Cina, inizio del Novecento. La giovane Ju Dou (Gong Li) viene data in moglie all'anziano proprietario di una tintoria (Li Wei): quest'ultimo ha provocato la morte delle due precedenti consorti, colpevoli di non avergli dato figli. La ragazza, però, s'innamora del nipote del marito (Li Baotian) e avrà un figlio da lui.

Piuttosto simile nella trama a Sorgo rosso (1987), esordio dello stesso regista Zhang Yimou, Ju Dou è un film che conferma l'ottimo talento dell'autore cinese, forte di un ottimo sguardo cinematografico e capace di unire l'impegno sociale a un'estetica di buon livello. Il bersaglio è nuovamente la società patriarcale cinese degli inizi del ventesimo secolo: le donne sono trattate come schiave, impossibilitate a dire la loro su qualsiasi argomento e costrette a provare amore verso chi gli viene imposto. Grazie anche all'ottima prova di Gong Li, il regista mette in scena un melodramma potente e originale, capace di scuotere e di coinvolgere al punto giusto. Senza ricorrere alla retorica, Zhang costruisce un lungometraggio toccante, pieno di sequenze da ricordare. Perfetto il minutaggio: non serviva un minuto di più, né un minuto di meno.
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