Zora la vampira
Durata
105
Formato
Regista
Dopo aver visto la trasmissione televisiva Carràmba che sorpresa, il Conte Dracula (Toni Bertorelli) decide di lasciare la Transilvania per trasferirsi in Italia. Ma il Conte viene essere trattato come un semplice extracomunitario e finisce per ritrovarsi in un centro sociale di Roma. Qui incontra la giovane writer Zora (Micaela Ramazzotti) e se ne innamora perdutamente. Nel frattempo il commissario Lombardi (Carlo Verdone) indaga su una serie di misteriose morti di apparente natura vampiresca.
Sgangherato pastrocchio che unisce horror, trash, velleità sociologiche e pretestuosi rimandi alla cultura pop (il titolo fa riferimento all'omonima serie di fumetti edita da Renzo Barbieri ma vi ha poco a che spartire sia per tematiche che per tono). Una trama esilissima che vorrebbe dare il là a importanti riflessioni (il vampiro è un immigrato e come tale viene visto come nemico da una società bigotta e razzista) e ammiccamenti cinefili. Ma su tutto grava una forma cinematografica grezza, ai limiti del dilettantismo, confusionaria e tramortente tra inutili siparietti comico-surreali (almeno nelle intenzioni), pessima recitazione volutamente burina e sopra le righe (inqualificabile la prova di Micaela Ramazzotti, ma Toni Bertorelli non è da meno), momenti di sospensione narrativa martoriati da molesta e inascoltabile musica rap. E il finale con morale appiccicaticcia è insopportabile nel suo prendersi sul serio. Carlo Verdone produce e si ritaglia il ruolo del commissario, una stanca macchietta che fa rimpiangere i ruoli meno riusciti della sua filmografia. Camei per Valerio Mastandrea e la pornodiva Selen. Pessimo.
Sgangherato pastrocchio che unisce horror, trash, velleità sociologiche e pretestuosi rimandi alla cultura pop (il titolo fa riferimento all'omonima serie di fumetti edita da Renzo Barbieri ma vi ha poco a che spartire sia per tematiche che per tono). Una trama esilissima che vorrebbe dare il là a importanti riflessioni (il vampiro è un immigrato e come tale viene visto come nemico da una società bigotta e razzista) e ammiccamenti cinefili. Ma su tutto grava una forma cinematografica grezza, ai limiti del dilettantismo, confusionaria e tramortente tra inutili siparietti comico-surreali (almeno nelle intenzioni), pessima recitazione volutamente burina e sopra le righe (inqualificabile la prova di Micaela Ramazzotti, ma Toni Bertorelli non è da meno), momenti di sospensione narrativa martoriati da molesta e inascoltabile musica rap. E il finale con morale appiccicaticcia è insopportabile nel suo prendersi sul serio. Carlo Verdone produce e si ritaglia il ruolo del commissario, una stanca macchietta che fa rimpiangere i ruoli meno riusciti della sua filmografia. Camei per Valerio Mastandrea e la pornodiva Selen. Pessimo.