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Zorba il greco
Alexis Zorbas
Durata
142
Formato
Regista
Lo scrittore inglese Basil (Alan Bates) si reca a Creta, dove ha le radici la sua famiglia e dove ha ereditato una miniera. Con l'aiuto dell'autoctono Alexis Zorba (Anthony Quinn), proverà a rimetterla in attività, ma le cose si fanno difficili.
La Grecia, la sua cultura, il suo folklore visti dagli occhi di un “continentale” in una pellicola che, apparentemente, parte come una commedia e si evolve come un cupo dramma dai profondi risvolti esistenziali. Zorba il greco è innanzitutto una prova d'attore fenomenale per Anthony Quinn, che sembra nato per vestire i panni del pragmatico isolano, ma è anche un atto d'amore, composto con malinconico distacco ed evidente nostalgia, dell'autore, cipriota espatriato a Londra e successivamente trasferitosi in Grecia, verso le sue terre di origine. La pellicola è senza dubbio la più famosa del regista, premiata con tre Oscar (miglior attrice non protagonista a Lila Kedrova, miglior fotografia a Walter Lassally e miglior scenografia) ed entrata nell'immaginario collettivo grazie soprattutto al celeberrimo “sirtaki”, la danza inventata per il film sulle musiche di Mikis Theodorakis. Talvolta un po' schematico e appoggiato su stereotipi culturali di facile fruizione, resta comunque da vedere per le belle interpretazioni e per il vibrante rapporto che si instaura tra i due protagonisti. Tratto da un romanzo di Nikos Kazantzakis.
La Grecia, la sua cultura, il suo folklore visti dagli occhi di un “continentale” in una pellicola che, apparentemente, parte come una commedia e si evolve come un cupo dramma dai profondi risvolti esistenziali. Zorba il greco è innanzitutto una prova d'attore fenomenale per Anthony Quinn, che sembra nato per vestire i panni del pragmatico isolano, ma è anche un atto d'amore, composto con malinconico distacco ed evidente nostalgia, dell'autore, cipriota espatriato a Londra e successivamente trasferitosi in Grecia, verso le sue terre di origine. La pellicola è senza dubbio la più famosa del regista, premiata con tre Oscar (miglior attrice non protagonista a Lila Kedrova, miglior fotografia a Walter Lassally e miglior scenografia) ed entrata nell'immaginario collettivo grazie soprattutto al celeberrimo “sirtaki”, la danza inventata per il film sulle musiche di Mikis Theodorakis. Talvolta un po' schematico e appoggiato su stereotipi culturali di facile fruizione, resta comunque da vedere per le belle interpretazioni e per il vibrante rapporto che si instaura tra i due protagonisti. Tratto da un romanzo di Nikos Kazantzakis.
