Auguri Jerry Lewis. I novant'anni di un genio della comicità
15/03/2016

Icona comica, cineasta di raffinata sensibilità estetica e creatività brillante, nonché il picchiatello per antonomasia del cinema americano: questo e molto altro è Joseph Levitch, meglio noto come Jerry Lewis nato a Newark il 16 marzo 1926.

Dopo aver abbandonato gli studi a diciott'anni, Lewis incontra quello che sarà il suo partner professionale per anni, ovvero Dean Martin con cui è destinato a formare una delle coppie comiche più collaudate e irresistibili del panorama cinematografico.

Dopo gli esordi nei night club e il successo riscontrato negli sketch televisivi confezionati dai due in collaborazione con Red Skelton, Jerry Lewis e Dean Martin debuttano al cinema nel 1949 con il film La mia amica Irma di George Marshall. I due danno vita una coppia comica decisamente bilanciata, nella quale il fascino e la sicurezza di Martin si contrappongono ai tic e alle azioni maldestre di Lewis.

Jerry Lewis e Dean Martin lavoreranno fianco a fianco per dieci anni, comparendo in coppia in ben sedici lungometraggi tra i quali Attente ai marinai! (1952), Il nipote picchiatello (1955) e Artisti e modelle (1955). Il duo, inoltre, darà vita a numerose apparizioni in teatro, televisione e radio, oltre ad essere protagonista di decine di incisioni musicali.

Nel luglio 1956, dopo diversi dissidi e gelosie più o meno velate, Lewis e Martin decidono di sciogliere il loro sodalizio. È il momento della svolta per la carriera di Jerry Lewis che, dopo una serie di pellicole dimenticabili in cui la sua comicità appare stanca ripetizione di schemi consolidati, decide di fare il grande passo e intraprendere la carriera da regista.

L'esordio dietro la macchina da presa è del 1960 con Ragazzo tuttofare; già in questa prima pellicola di Lewis da regista (nonché interprete principale) si possono evincere alcune delle peculiarità distintive del suo cinema: la consapevolezza della forza visiva, lo studio di gag surreali e sempre brillanti, uno spiccato gusto per il no sense e l'inventiva spiazzante, l'uso mai banale e macchiettistico della propria fisicità e della mimica facciale. Omaggio alla slapstick comedy e al cinema muto (ad eccezione del finale, il personaggio interpretato da Lewis non dice una parola), Ragazzo tuttofare è un susseguirsi di gag, senza una vera e propria evoluzione del racconto, in cui la fantasia e una regia sorprendente (decisamente sperimentale per come sa trasfigurare canoni estetici e espressivi) compensano i limiti della meccanicità con cui gli sketch si accumulano.

L'opera seconda di Lewis è L'idolo delle donne (1961) in cui il regista e attore si diverte a prendere in giro Hollywood e l'artificiosità del mondo del cinema e inserisce le numerose gag all'interno di una struttura narrativa meno esile e più canonica, con tanto di evoluzione verso l'happy ending. Sulla stessa falsariga si muove il film successivo, Il mattatore di Hollywood (1961), vero e proprio tour de force attoriale per Lewis che mostra la sua strepitosa versatilità per mettere alla berlina la grossolana superficialità del mondo del cinema solo all'apparenza dorato ma intimamente corrotto, cinico e mosso da personaggi squallidi e avidi a cui si contrappone il candore di un personaggio ingenuo e combina guai.

Il capolavoro di Lewis regista arriverà nel 1963 con quel Le folli notti del dottor Jerryll che ne consacrerà tanto il talento da attore quanto la straordinaria sensibilità d'autore dalla ricchezza espressiva capace di valorizzare al meglio la dimensione comica all'interno di un processo di sperimentazione linguistica e cinematografica. Parodiando il celeberrimo racconto Il dottor Jekyll e Mister Hyde di Robert Louis Stevenson, Lewis dà vita alla sua opera più ambiziosa, rileggendo il mito in maniera insolita e facendo dell'avvenente Buddy Love un vero e proprio mostro, tanto affascinante quanto arrogante e superficiale. Di contro la dolcezza e la goffaggine del professor Kelp rivelano un personaggio fragile ma onesto e sincero, spaesato in un mondo che tende a sopraffarlo e a dare maggiore rilevanza all'apparenza. La duplicità di Kelp/Love si rivela dunque metafora acuta sulla mostruosità del conformismo che porta allo svelamento di una natura sopita, respingente e suadente al tempo stesso, con cui pare inevitabile prima o poi fare i conti e imparare a convivere, come mostra il finale a dir poco beffardo. Il personaggio di Buddy Love è chiaramente ispirato a Dean Martin.

Seguono poi due operazioni divertenti, ma tutto sommato trascurabili come Jerry 8 e ¾ (1964) e I sette magnifici Jerry (1965) cui farà seguito Tre sul divano (1966), commedia sofisticata in cui Lewis interpreta cinque ruoli, incarnazione di altrettante nevrosi, e in cui viene messa alla berlina l'ossessione per la psicanalisi attraverso una consapevole esasperazione dei toni e della carica ironica. Seguono gli insuccessi commerciali de Il ciarlatano (1967) e Scusi, dov'è il fronte? (1970) e il grande flop di Controfigura per un delitto (1970) in cui il cineasta americano sceglie di porsi esclusivamente dietro la macchina da presa, dirigendo altri attori in un'operazione monca privata del necessario estro comico.

Gli anni Settanta segnano il netto distacco di Jerry Lewis dal mondo del cinema: l'attore terrà lezioni nelle università americane e francesi (dove il suo cinema è stato attentamente studiato e analizzato da prestigiose riviste come Positif e i Cahiers du Cinema), mentre le sue apparizioni pubbliche si faranno sempre più sporadiche e limitate a comparsate televisive.

L'atteso ritorno al cinema, dopo dieci anni di assenza, sarà estremamente deludente con il dittico Bentornato picchiatello! (1980) e Qua la mano picchiatello (1983) in cui la verve di Lewis risulta ormai datata e stancamente ripetitiva, depotenziata di quella genialità anarchica e dolceamara che aveva reso celebre l'attore e regista americano.

Del 1983 è anche una delle più amare e sentite interpretazioni di Jerry Lewis, nei panni di un personaggio estremamente autobiografico, in Re per una notte di Martin Scorsese in cui l'attore veste i panni di un ex grande comico che viene perseguitato e sequestrato da un fan (Robert De Niro).

Problemi personali e di salute hanno poi portato Jerry Lewis ad abbandonare le luci della ribalta, salvo concedersi due significative apparizioni su grande schermo in Cookie (1989) di Susan Seidelman e, soprattutto, in Arizona dream (1993) di Emir Kusturica dove l'attore interpreta una figura crepuscolare e amara ma profondamente umana.

Dotato di notevole intelligenza e sensibilità artistica, instancabile sperimentatore e abile interprete sia per la versatilità della sua creatività comica sia per come ha sempre saputo sfruttare al meglio le gag fisiche e facciali, Jerry Lewis è un maestro indiscusso della comicità, un modello di riferimento per un'intera generazione di attori, il cui innato talento da cineasta e il grande acume visivo sono stati riconosciuti forse in maniera tardiva, ma decisamente meritata come dimostrano il Leone d'Oro alla Carriera tributatogli dalla Mostra di Venezia nel 1999 o il premio Oscar umanitario vinto nel 2009.

Tanti auguri picchiatello! Novanta di questi anni!

Corsi

Sei un appassionato di cinema?
Non perderti i nostri corsi lorem ipsum dolor


Sei un’azienda, un museo o una scuola?
Abbiamo studiato per te lorem ipsum dolor

Con il tuo account puoi:

Votare i tuoi film preferiti

Commentare i film

Proporre una recensione

Acquistare i nostri corsi

Guardare i webinar gratuiti

Personalizzare la tua navigazione

Filtri - Cerca un Film

Attori
Registi
Genere
Paese
Anno
Cancella
Applica