Il cinema di Nicolas Winding Refn: la nostra top 3
09/06/2016

Figlio del montatore di fiducia di Lars von Trier e formatosi da autodidatta, Nicolas Winding Refn è uno degli autori europei più discussi e controversi del panorama contemporaneo. Amato e odiato in egual misura, il regista danese ha fatto della stilizzazione estetica, della cura maniacale delle immagini (e del loro rapporto con la musica), dell’astrazione narrativa e dell’indagine sulla brutalità sopita della natura umana (pronta a manifestarsi in scoppi di violenza tanto improvvisi quanto feroci) i marchi di fabbrica del suo cinema.

In occasione dell’uscita nelle sale del suo ultimo film, The Neon Demon, presentato in concorso al Festival di Cannes, LongTake dedicata la sua classifica settimanale al cinema dell’autore nordeuropeo, proponendo una top 3 delle sue migliori opere. Ricordiamo, inoltre, che abbiamo avuto l’occasione di assistere alla masterclass con Refn protagonista ospitata all’università Iulm di Milano. Qui potete trovare il resoconto completo del nostro incontro con il regista.

Di seguito la nostra top 3 dedicata a Nicolas Winding Refn:

3) Solo Dio Perdona

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Nicolas Winding Refn dà vita a un’installazione audiovisiva che scarnifica la narrazione per inscenare le pulsioni primordiali che muovono i protagonisti, presenze archetipiche mosse dal desiderio di vendetta, grazie alla potenza delle immagini. Un distillato della sua poetica, in cui castrazione sessuale, repressione dei sentimenti, sopraffazione e parossistica violenza compongono un disperato affresco senza catarsi. Cinema puro, inteso come rituale ossessivo ed estetizzante, scandito dalle ipnotiche sonorità di Cliff Martinez e squarciato dalle luci antinaturalistiche di Larry Smith. Ambientazione notturna di rara suggestione che esalta i virtuosismi di un regista dotato di una riconoscibilissima marca autoriale.

2) Valhalla Rising

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Il film più ambizioso di Nicolas Winding Refn, che fa emergere in maniera cristallina i pregi del suo cinema e la sua anima più scomoda e allucinata. Un’opera colma di simbolismi e metafore, tutte a segno e gestite con robusta e mai timorosa padronanza di sé e dei propri mezzi. Sorta di apocalisse machista in terra vichinga, un’opera esigente e possente, capace di scuotere con veemenza i propri immaginari di riferimento, su tutti (ovviamente) la mitologia nordica. La stupefacente potenza visiva del film lascia senza fiato: una sinfonia di suoni arcani, musiche e colori desaturati in grado di condurre lo sguardo attraverso un viaggio mistico e senza punti di riferimento concreti, capace di fluire senza appigli davanti agli occhi dello spettatore e di coglierlo costantemente di soppiatto.

1) Drive

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Il film che ha fatto conoscere al mondo il cinema di Nicolas Winding Refn, anche grazie al premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2011: un’opera stilizzata, violenta e al tempo stesso romantica, che va perfettamente incontro ai gusti di varie tipologie di pubblico. Il personaggio di Ryan Gosling, tra serafici silenzi ed estrema efferatezza (intervallati da una dose decisiva di tacito romanticismo), si tatua di gran carriera nell’immaginario collettivo e regge il film sulle proprie spalle, grazie al lavoro di sottrazione dell’attore, impeccabile e calzante. Il risultato è firmato da un autore europeo che guarda all’America e al suo cinema con occhi sognanti, una dichiarazione d’amore con una componente astratta e concettuale prepotente e marcata.

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