Festival, si sa, fa spesso rima con contestazione: molti film presentati alle kermesse internazionali hanno fatto scalpore, scandalizzando giuria e pubblico e diventando, proprio in virtù del loro essere fuori dagli schemi, casi emblematici. Fischi, polemiche, shock estremi: ogni manifestazione cinematografica ha fatto, più o meno, i conti con questo genere di reazioni. E la Mostra del Cinema di Venezia non fa certo eccezione. Alla vigilia della 77. edizione, ecco alcuni titoli che hanno suscitato turbamenti vari al Lido.
Mamma Roma (1962) di Pier Paolo Pasolini

Osteggiato, isolato, condannato: Pier Paolo Pasolini, tra le personalità artistiche più ficcanti del XX secolo, ha dovuto spesso fare i conti con uno stigma sciale che lo ha relegato tra gli "scomodi", sotto ogni punto di vista, privato, letterario e infine cinematografico. Ciò che era iniziato con Accattone (1961), folgorante opera prima, prosegue con Mamma Roma: il film, presentato a Venezia, venne accolto da una feroce campagna denigratoria, con il regista sommerso da fischi e violente proteste. Alla Biennale giunsero numerose lettere di insulti e Pasolini venne anche denunciato con l'accusa di offesa al pudore. Pestaggio da parte di neofascisti alla prima romana.
Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini

Ancora Pasolini, ancora contestazione: una contestazione insita nell'anno stesso di presentazione di Teorema, il 1968, colmo di fermento e di senso di rivolta. La storia di una famiglia alto-borghese di Milano che viene sconvolta dall'arrivo in casa di un giovane sconosciuto (Terence Stamp), il quale lentamente si unisce sessualmente con ogni membro di essa, facendola deflagrare, suscita le proteste dell'ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) nei confronti dei criteri di giudizio e di selezione, con Pasolini che si oppose fortemente alla partecipazione alla Mostra. Criptico e anti-narrativo all'eccesso, il film finì con lo spaccare la stessa critica cattolica: l'Ocic (Organisation Catholique Internationale du Cinéma) lo premiò, mentre la Chiesa lo rifiutò in blocco, riuscendo a farlo sequestrare per oscenità.
I diavoli (1971) di Ken Russell

Celebre adattamento del romanzo (ispirato a una storia vera) di Aldous Huxley I diavoli di Loudun, I diavoli di Ken Russell è un dramma storico in bilico tra thriller e horror in cui l'ambientazione diventa la cornice di un'indagine sulla potenza dell'irrazionale e della suggestione, sulle brame insopprimibili dell'essere umano: il sesso e il potere. Non c'è Dio a Loudun, eppure tutti ne fanno la loro bandiera: forse anche per questo il film, in concorso nel 1971 alla Mostra del cinema di Venezia, scatenò polemiche feroci, con annesse accuse di blasfemia e di pornografia che portarono a sequestri e tagli di teste per chi, in ambiente cattolico, lo difese.
Salomè (1972) di Carmelo Bene

A proposito di personaggi controversi: Carmelo Bene. Refrattario a ogni genere di imposizione, perennemente impegnato in svariate forme d'arte, infaticabile sperimentatore, Bene traspone su grande schermo la sua omonima opera teatrale. A Venezia successe il finimondo: fischi, sputi, insulti, pubblico inorridito (forse per Gesù che sviluppa canini da vampiro..?), spiegamento di esercito e forze dell'ordine. Per i commenti, la parola allo stesso Bene: «Alla prima al Palazzo del cinema, stipato di più di tremila bestiacce, accadde l'inverosimile. I veneziani in frac mi sputavano addosso, li benedicevo e loro si incazzavano ancora di più. Evitai il linciaggio grazie alla barriera umana dei celerini, per una volta dalla mia parte.»
Querelle de brest (1982) di Rainer Werner Fassbinder

«Voglio aggiungere alcune parole a titolo personale. Come Presidente della Giuria non sono riuscito a convincere i miei colleghi a premiare il film "Querelle" di Rainer Werner Fassbinder. Sono stato il solo a difenderlo. Tuttavia continuo a credere che l'ultima opera di Fassbinder, che lo si voglia o no, che la si deplori o no, avrà un giorno il suo posto nella storia del cinema». Ultimo film di Rainer Werner Fassbinder, compendio della riflessione dell'autore sulla natura predatoria delle relazioni umane e la loro essenza mercantile e vessatrice, Querelle de brest fu snobbato e fortemente criticato (bassifondi, prostituzione, promiscuità sessuale, temi, insomma poco "educati" secondo la morale comune) alla Mostra di Venezia, dove ci fu il solo Marcel Carné, presidente di giuria, a difenderlo, rivendicando platealmente la sua convinzione. Non bastò: il Leone d'oro fu assegnato a Lo stato delle cose di Wim Wenders.
L'ultima tentazione di Cristo (1988) di Martin Scorsese

Il film più controverso e travagliato della carriera di Martin Scorsese: sognato per anni, avviato nel 1983 e bloccato dalle feroci contestazioni di associazioni religiose contro la presunta blasfemia del romanzo, ripreso dopo un lustro e portato fuori concorso alla 45° Mostra di Venezia, dove fu sommerso da enormi polemiche mai sopite, L'ultima tentazione di Cristo provocò azioni censorie e integralismi vari degenerati in episodi di violenza. Ma chi inorridisce di fronte a questo ritratto anticonformista o ai rapporti carnali tra Gesù e la Maddalena immaginati nella “vita alternativa” prima della morte in croce non ha evidentemente compreso quanto il film sia invece profondamente cristiano e costituisca il traguardo inevitabile di un autore costantemente influenzato dalla sua educazione cattolica.
Eyes Wide Shut (1999) di Stanley Kubrick

Tratto da Doppio sogno (racconto scritto da Arthur Schnitzler nel 1926) e ultimo capolavoro di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut è un'opera che il regista vagheggiava da decenni. Il risultato è un'indagine sul sesso e i rapporti coniugali: a danzare insieme, in questo sublime balletto, sono l'amore e la morte, Eros e Thanatos, che arrivano a mescolarsi fino a scambiarsi i ruoli. Uscito postumo: Kubrick, dopo aver concluso il montaggio, morì nel marzo del 1999 e il film venne presentato, a settembre, alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, dove divise la critica. Polemiche sia per alcune sequenze particolarmente "al limite" (l'orgia osservata da un Bill/Tom Cruise quasi in trance), sia per i dubbi sull'effettiva paternità della pellicola: Kubrick fece davvero in tempo a definire tutto prima di morire? Osservando le immagini, la risposta sembrerebbe indubbiamente affermativa.
Paradise: Faith (2012) di Ulrich Seidl

Secondo capitolo della cosiddetta trilogia Paradise (preceduto da Paradise: Love del 2012 e seguito da Paradise: Hope, 2013), Paradise: Faith mette in scena il dissidio interiore di una protagonista perseguitata dalle proprie insanabili contraddizioni, tra la frequentazione di gruppi religiosi, il tentativo di spingere il prossimo alla preghiera e i turbamenti di una sessualità castrata dalla propria vocazione. Premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia e intevitabili polemiche per la sequenza della masturbazione con un crocifisso, che spinse un'associazione cattolica a presentare una denuncia per offese a una confessione religiosa.
Bonus: Velluto blu (1986) di David Lynch

Definito (assai poco generosamente) dal critico Roger Ebert «uno dei film più morbosi mai realizzati», Velluto blu di David Lynch, opera esplosiva totalmente incentrata sull'atto del vedere e sul piacere che questo può provocare, rappresenta l'occasione mancata della Mostra del Cinema di Venezia: l'allora selezionatore Gian Luigi Rondi, scandalizzato dalla nudità di Isabella Rossellini che, a suo parere, offendeva la memoria degli illustri genitori (Ingrid Bergman e Roberto Rossellini), rifiutò categoricamente di ammettere il film alla kermesse. Scelta poco lungimirante, ora è decisamente lecito affermarlo.