Il gusto dell'anguria
Tian bian yi duo yun
2005
Paesi
Francia, Taiwan
Generi
Commedia, Erotico, Musical
Durata
114 min.
Formato
Colore
Regista
Tsai Ming-liang
Attori
Lee Kang-sheng
Chen Shiang-chyi
Lu Yi-Ching
Yang Kuei-Mei
Sumomo Yozakura
Mentre Taipei è colpita da una grave siccità e i notiziari consigliano di dissetarsi con il succo di anguria, Hsiao-kang (Lee Kang-sheng) e Shiang-Chyi (Chen Shiang-Chyi), i due protagonisti di Che ora è laggiù (2001), si rincontrano casualmente e cominciano una relazione. La ragazza ignora però che nel frattempo Hsiao-kang è diventato un attore porno. Ultima parte della trilogia iniziata con Che ora è laggiù? (2001) e proseguita con il cortometraggio The Skywalk Is Gone (2002), il settimo lungometraggio del malese Tsai Ming-liang è in realtà solo l'ennesimo incisivo capitolo di una saga destrutturata e non lineare sul personaggio di Hsiao-kang, antieroe analogo all'Antoine Doinel di truffautiana memoria, protagonista di un ciclo di film in cui personaggi, luoghi e situazioni si rincorrono e si ripetono senza mai ripresentarsi uguali a se stessi. Collegato a filo diretto con The Hole – Il buco (1998), non solo per l'inserzione di siparietti musicali kitsch (qui di gran lunga più efficaci), ma anche per lo scenario specularmente apocalittico (lì le incessanti piogge torrenziali, qui un'estesa e inspiegabile siccità), il film rappresenta anche un temporaneo ritorno del regista, dopo l'impalpabile e fantasmatico Goodbye, Dragon Inn (2003), a un cinema carnale e tutto “fisiologico”. Questa volta però i corpi si sono fatti rigidi e anestetizzati e né la malinconia né il dolore fisico, che nel cupo Il fiume (1998) attestavano un residuo di vitalità nel giovane Hsiao-kang, trovano più posto. Ora i personaggi vanno in scena come automi dediti alla simulazione e alla ripetizione meccanica (ovviamente dell'atto sessuale), e anche quando fra due individui sembra finalmente nascere una vera e propria relazione (ed è la prima volta che nel cinema di Tsai questo avviene in maniera così esplicita), la spietata mercificazione globale li rende fatalmente incapaci di riconoscere ed esprimere i propri sentimenti. Arriva allora liberatorio il finale brutale e spiazzante, una scandalosa esplosione di vitalità che corona un'attesa a lungo frustrata e porta con sé una sorprendente nota di speranza e ottimismo: dall'occhio della donna scende una lacrima, l'acqua riprende a scorrere a partire dai corpi, l'oscenità manifesta diventa sublime poesia. Forse le emozioni sgorgheranno di nuovo. Simbolismi semplici ma non banali, messa in scena curata ed elegante (da evidenziare il frequente utilizzo del grandangolo che amplificando gli spazi aumenta efficacemente l'isolamento dei personaggi) e un tono umoristico lieve e surreale per un film che riesce a trattare, fra gli altri, il tema della pornografia in maniera esplicita, senza mai essere pruriginoso né sensazionalista. Orso d'argento per eccezionali meriti artistici al Festival di Berlino 2005.
Maximal Interjector
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