L'irrequieto e problematico Jim, cresciuto dalla madre in assenza di figura paterna, vive nel pianeta di Montressor, barcamenandosi tra una magagna e l'altra. Un giorno, nel locale gestito dalla madre, plana morente l'alieno Billy Bones, che consegna al ragazzo un globo sul quale è incisa la mappa per raggiungere il Pianeta del Tesoro, un luogo che credeva esistere solo in fiaba e dove è conservato il tesoro del leggendario capitano Flint. Inconsistente e impalpabile, questa rivisitazione de L'isola del tesoro (1883) di Robert Louis Stevenson – quello sì, un vero classico di avventura – fallisce miseramente su tutti i punti: l'animazione tradizionale inizia a rivelarsi ormai obsoleta, il protagonista Jim (ispirato alla figura di James Dean e del doppiatore originale Joseph Gordon-Levitt) è francamente insopportabile e l'antagonista metà cyborg John Silver, che si vorrebbe figura contorta e dall'arco narrativo complesso, finisce per restare un abbozzo opaco. Dieci anni di lavoro, una candidatura all'Oscar come miglior film d'animazione e la voce di Emma Thompson nel ruolo della felina capitana Amelia, dura ma pronta a trovare l'amore del dottor Doppler (un amico di famiglia di Jim dalle forme di canide, astrofisico e goffissimo: forse l'unico carattere autentico dell'intera operazione). Da dimenticare.