L’arredatrice superorganizzata Anna (Amy Adams) vola in Irlanda per raggiungere il fidanzato a Dublino per chiedergli di sposarla, ma le cose non vanno come previsto e dovrà affidarsi al burbero Declan (Matthew Goode) per completare il suo viaggio.

Un’insulsa situazione di partenza presenta una protagonista fastidiosamente perfettina e funge da introduzione per un film che non fa altro che confermare la propria banalità. Nonostante il cambio di location, che dalla metropoli ci trasporta sulle highlands irlandesi, il confronto tra civiltà e natura è abbozzato grossolanamente e la rappresentazione della comunità umana scade in stereotipi già visti, sia nella costruzione dei personaggi principali che in quelli minori (il campagnolo volgare, i vecchietti superstiziosi, la ragazza di città fuori posto etc.). Come se non bastasse, non solo i contenuti stentano a palesarsi in una ripetitiva e irrealistica narrazione, ma anche la forma risulta inefficace e palesemente artificiale: incommentabile è l’uso di una mal integrata CGI per sfondi e paesaggi palesemente ricostruiti in digitale.