The Secret of Kells
The Secret of Kells
2009
Paesi
Francia, Belgio, Irlanda
Generi
Animazione, Fantasy
Durata
75 min.
Formato
Colore
Registi
Tomm Moore
Nora Twomey
IX secolo. Brendan, un ragazzo di dodici anni, vive nel monastero di Kells, il cui capo è suo zio Cellach, severo e autoritario abate della comunità. Quest’ultimo educa il giovane Brendan con grande rigore, sperando che in futuro il nipote possa seguire i suoi passi. Un giorno, all’interno delle mura fortificate di Kells arriva fratello Aidan, un anziano maestro miniatore che mostra a Brendan la bellezza dell’arte e inizia a stimolare la sua creatività attraverso le pagine di un meraviglioso libro che attende ancora di essere completato.

Straordinaria opera prima di Tomm Moore, futuro regista de La canzone del mare (2014), che, insieme alla co-regista Nora Twomey, ha firmato uno degli esordi d’animazione più toccanti e poetici della storia del cinema. I due autori, fondatori dello studio Cartoon Saloon, hanno ripreso una delle grandi storie della tradizione irlandese: la nascita del Libro di Kells, un manoscritto miniato realizzato dai monaci irlandesi intorno all’800. Allo stesso modo, con grande coerenza tra forma e contenuto, Moore ha puntato su un’estetica che rimandasse proprio all’arte delle miniature, regalando immagini fin sublimi nella loro perfezione di linee e colori: uno sforzo tecnico talmente importante da richiedere la collaborazione di svariati studi di animazione di diverse nazionalità (dal Belgio al Brasile). Seppur le influenze della mitologica celtica siano innumerevoli (si pensi anche alla figura oscura di Crom Cruach, divinità dell’Irlanda pre-cristiana), colpisce come la storia di The Secret of Kells sia totalmente universale, con un giovane che compie un classico percorso di formazione per scoprire che l’arte può essere più potente delle armi e che le tenebre si possono sconfiggere tramite la luce che illumina le pagine di un manoscritto. Notevolissimo fin dalle prime battute, il film riesce miracolosamente a crescere sempre di più col passare dei minuti, raggiungendo la sua vetta durante la ripartizione dello schermo in tre parti: un trittico dal sapore pittorico che mostra lo scorrere del tempo con una profondità e una lucidità che raramente si vedono nel cinema contemporaneo. Toccante e delicato (quanto è credibile e coinvolgente il rapporto tra Brendan e Aisling, la bambina lupo?), il film riesce anche a commuovere quando suggerisce la morte di Aidan con una semplice onda che cancella le sua impronte sulla sabbia: una scelta allo stesso tempo minimale e di grande spessore, perfetta sineddoche di un lungometraggio che raggiunge corde emotive profonde sottraendo e mai aggiungendo alcunché di troppo. Tra gli altri elementi da citare, un posto di rilievo lo merita la splendida canzone con cui Aisling trasforma in uno spirito Pangur Bán, il gatto bianco di fratello Aidan che vorreste per sempre accanto a voi al termine della visione. Candidato all’Oscar per il miglior film d’animazione nel 2010 (scelta giusta e coraggiosa dell’Academy che ha così preso in considerazione un esordio, e neanche americano) all’interno di una cinquina memorabile che comprendeva (il vincitore) Up (2009), Coraline e la porta magica (2009), Fantastic Mr. Fox (2009) e La principessa e il ranocchio (2009).
Maximal Interjector
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