La corsa di Jericho

Condannato all'ergastolo per aver ucciso il padre, Larry “Rain” Murphy (Peter Strauss) sta scontando la sua pena nel penitenziario di Folson, in California e trova conforto solo esercitandosi nella corsa e stabilendo tempi record. Il talento di Murphy attira le attenzioni dei dirigenti del carcere che gli procurano un allenatore, convinti che l'uomo possa gareggiare e vincere le selezioni olimpiche per la gara dei 1500 metri.

Primo film diretto da Michael Mann. Benché si tratti di un prodotto televisivo, il regista di Chicago dà vita a un intenso e coinvolgente dramma sportivo, racconto appassionato di una ricerca di riscatto. Il protagonista, cui un funzionale Peter Strauss presta il volto, è un uomo amareggiato e arrabbiato, ma mai disposto a darsi per vinto e che trova nell'attività fisica una valvola di sfogo per la propria inquietudine. Mann descrive la trascinante determinazione di quest'uomo attraverso un uso frenetico e espressivo del montaggio soprattutto nelle scene di corsa, con un susseguirsi di brevi inquadrature che alternano primi e primissimi piani a campi medi o lunghi, il tutto accompagnato dall'insistito uso di Sympathy For The Devil dei Rolling Stones. Solo quando lo sguardo filmico si concentra sulla realtà carceraria, sulla sua quotidianità e le conflittualità latenti che la caratterizzano, il racconto si fa più convenzionale e meno interessante. Siamo comunque di fronte a un degnissimo esordio che denota, seppur in maniera ancora un po' grezza, l'ottima padronanza tecnica di Mann e la sua propensione al lirismo malinconico.