Il vergine
Le départ
Premi Principali
Orso d'oro al Festival di Berlino 1967
Durata
93
Formato
Regista
Marc (Jean-Pierre Léaud) ha diciannove anni e fa l'apprendista parrucchiere, ma sogna di vincere una gara automobilistica. Pronto a gareggiare in un rally, contando sul prestito dell'auto del suo capo, Marc all'ultimo momento vede questa possibilità sfumare ed è costretto a cercare un altro mezzo. Nel frattempo il giovane fa la conoscenza della bella Michèle (Catherine-Isabelle Duport).
Primo film girato all'estero (in Belgio) dal cineasta polacco Jerzy Skolimowski, personale rilettura della Nouvelle Vague francese attraverso uno dei suoi attori simbolo Jean-Pierre Lèaud, feticcio di François Truffaut. Il regista (e sceneggiatore) racconta una iniziazione alla vita con stile vibrante e alieno alle convenzioni, arricchito da una buona dose di ironia (attraverso cui vengono rilette le fobie e le incertezze del giovane protagonista) e da una freschezza inventiva sempre capace di spiazzare lo spettatore. Cinema libero e sperimentale, capace di osare e farsi specchio di un disagio emotivo e di un profondo senso di inadeguatezza filtrati da uno sguardo leggero e da un acume che non disdegna un ragionato pessimismo nei confronti della natura umana. L'infantilismo di Marc è endemico e probabilmente inscalfibile, ma il giovane uomo con la paura di crescere è comunque disposto a mettere in gioco se stesso e affrontare i propri limiti tentando di superarli, sebbene non sia dato sapere con quante realistiche possibilità di successo. Splendida la colonna sonora di Krzysztof Komeda. Orso d'oro al Festival di Berlino.
Primo film girato all'estero (in Belgio) dal cineasta polacco Jerzy Skolimowski, personale rilettura della Nouvelle Vague francese attraverso uno dei suoi attori simbolo Jean-Pierre Lèaud, feticcio di François Truffaut. Il regista (e sceneggiatore) racconta una iniziazione alla vita con stile vibrante e alieno alle convenzioni, arricchito da una buona dose di ironia (attraverso cui vengono rilette le fobie e le incertezze del giovane protagonista) e da una freschezza inventiva sempre capace di spiazzare lo spettatore. Cinema libero e sperimentale, capace di osare e farsi specchio di un disagio emotivo e di un profondo senso di inadeguatezza filtrati da uno sguardo leggero e da un acume che non disdegna un ragionato pessimismo nei confronti della natura umana. L'infantilismo di Marc è endemico e probabilmente inscalfibile, ma il giovane uomo con la paura di crescere è comunque disposto a mettere in gioco se stesso e affrontare i propri limiti tentando di superarli, sebbene non sia dato sapere con quante realistiche possibilità di successo. Splendida la colonna sonora di Krzysztof Komeda. Orso d'oro al Festival di Berlino.